Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film
Questo film l'avevo già visto anni e anni fa, ma lo giudico un buon tardo spaghetti western, probabilmente l'ultimo western all'italiana di un qualche valore. Franco Nero con capelli lunghi ricorda, più che un mezzosangue indiano, Gesù Cristo, ed è proprio a questa figura che s'ispira il finalone barocco, girato con abbondanza di ralenti, nel quale vengono messe in scena passione, morte e resurrezione di Keoma. Enzo G. Castellari era un regista di ambizioni e dimensioni produttive medie, ma di buona riuscita "artistica" (un po' come Fernando Di Leo): in questo film riesce a coniugare il "luridismo" di "Django" con una storia che mancava nel film di Corbucci. Gli attori sono quasi tutti al loro posto ed offrono una buona prova, da Nero a Strode, fino a O'Brien, Berger e Guerrini. Un film che si rivede volentieri e che contiene una delle migliori scene finali di tutto il western spaghetti, ben sottofondata dalla musica dei fratelli De Angelis. Ripeto: molto meglio di "Django".
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