Regia di Vittorio Cottafavi vedi scheda film
Un uomo è ricoverato in un istituto psichiatrico; ha perso la memoria e nessuno riesce ad aiutarlo a riconoscersi. Siamo nella Londra del 1940 e gli unici dettagli che l'uomo riesce a carpire parlano di controspionaggio e di agenti segreti nazisti nella Capitale.
Tratto dal romanzo omonimo di Graham Greene con una sceneggiatura firmata da Aldo Nicolaj e Sandro Bolchi, Quinta colonna è innanzitutto la testimonianza fedele di un sistema produttivo ben oliato ed efficiente quale era quello degli ‘sceneggiati televisivi’ promossi dalla Rai in quegli anni. Siamo nel 1966 e Vittorio Cottafavi lavora per l’emittente di Stato fin dai suoi esordi, vale a dire che ha già un decennio di esperienza alle spalle in questo tipo di prodotti; si nota bene qui, in questa pellicola suddivisa in quattro parti da poco meno di un’ora ciascuna - in funzione della messa in onda - che nonostante manchi di continuità nella tenuta narrativa scivola via comunque bene, senza risultare prolissa insomma. Bianco e nero, quasi totale prevalenza di scene in interni, dialoghi fitti e recitazione chiaramente teatrale, che spinge il regista all’uso frequente di primi piani; gli elementi maggiormente positivi nell’opera sono l’intreccio misterioso (mantenuto tale per le prime tre puntate, con risoluzione nella conclusiva) e il cast, che vanta fra gli altri le presenze di Raoul Grassilli, Giulia Lazzarini, Andrea Checchi, Riccardo Cucciolla, Fosco Giachetti e Oreste Lionello. 4,5/10.
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