Allegoria dell'arte come rappresentazione della realtà popolare. Contro l'eresia e la censura!
In un convento si incontrano e stringono amicizia due ragazzini, Boccadoro, affidato ai monaci dal padre che vede in lui il ricordo della moglie fedigrafa che li ha abbandonati, e Narciso, un giovane novizio. Mentre il primo scappa per cercare la madre, il secondo sceglie la fede e la devozione diventando abate. Anni dopo nelle vicinanze del convento i gendarmi fermano un giovane quasi nudo e con evidenti percosse sul corpo. A Narciso il volto dell'uomo sembra familiare e questo comincia il suo racconto.
Il romanzo di Herman Hesse, difficile da trasporre sullo schermo, diventa la rappresentazione, quasi tutta in un lungo flashback, di un medioevo fatto di sangue, sesso, violenza, esecuzioni, massacri, stupri, epidemie, olocausti di ebrei secoli prima del Nazismo e molti altri orrori ma, soprattutto, una metafora della censura moderna diretta erede della cecità di una chiesa inquisitoria (all'epoca dei fatti narrati) che vede come un'eresia la rappresentazione delle miserie del popolo per creare un'opera d'arte che avvicini alla santità. Il film (e il romanzo) sono appunto come la scultura che l'artista, nell'opera, crea utilizzando i volti dei protagonisti della sua vita infelice, un capolavoro che la censura vorrebbe distruggere. Uscito nelle sale tedesche il 12 marzo 2020, in quelle austriache il 13 marzo e, in Italia, direttamente in televisione nei primi giorni del 2021. Una perla rara in mezzo ad una recente cinematografia con poche opere davvero valide. Questa è sicuramente una delle migliori!
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