Regia di Massimo Paolucci vedi scheda film
Un collage di più film per un horror girato ai minimi termini: di regia, interpretazioni, riprese ed effetti speciali. Gli sceneggiatori hanno fatto i salti mortali per far quadrare il cerchio, all'interno del quale ci sta solo tanta improvvisazione.
Finney, un fotografo del Vietnam, al termine del conflitto, si stabilisce a Parigi dove viene coinvolto -operando attivamente sui set degli snuff movie- nel rapimento della figlia di un importante uomo politico. Per ventidue anni di lui si sono perse le tracce, sino a quando un gruppo di amici finisce per indagare sulla sua presenza in Calabria. Finney, facendosi gioco della Morte, è solito scattare foto di cadaveri, mettendoli in pose grottesche. Dopo avere abbandonato la Francia e trovato ospitalità in un convento, tortura e uccide una bambina proprio all'interno del sacro luogo. Pare che la popolazione, infuriata, lo abbia giustiziato. Nello stesso convento, sostano proprio i quattro turisti.
Operazione incredibile di "patchwork cinematografico", per un mix tra il film di Bruno Mattei (Snuff killer - La morte in diretta, 2003), quello di guerra My Lai Four di Paolo Bertola (2010) e scene girate ex novo da Massimo Paolucci. I primi 14 minuti (una durata consistente dato che il tutto non supera i 76) sono interamente ripresi dal thriller di Mattei, del quale seguiranno poi altre scene in sovrimpressione. Mentre pochi minuti arrivano dal lavoro di Bertola.
In aggiunta, vengono mostrate immagini reali di inizio Ventesimo Secolo, quando era d'uso scattare foto ai "cari estinti". Si suppone, non avendone però certezza, che i due film esistenti saccheggiati lo siano stato in quanto produzioni di Giovanni Paolucci, legato probabilmente da parentela stretta con il regista Massimo Paolucci. Concentrandoci invece sul film, nonostante il tutto in parte abbia un senso -per quanto disomogeneo in termini di differente definizione audio e video- quello che più si nota è la sciatteria d'insieme, soprattutto per quanto riguarda la parte girata da Mattei e usata anche sui titoli di testa: sembra di trovarsi di fronte ad un porno d'epoca (pure di qualità) firmato da Mario Salieri o Andrea Nobili, con scene estrapolate da strade affollate e negozi gremiti di persone e con un doppiaggio amatoriale, in linea con le immagini. Mentre di certo interesse sono proprio le sequenze ex novo, realizzate da Paolucci, anche se fortemente penalizzate da interpretazioni improvvisate, dialoghi al limite di guardia ed effetti di trucco carnevaleschi. È chiaro che un esordio di questo tipo rischia di precludere fin da subito la carriera di regista, anche se essendo opera di un produttore non è da escludere che Paolucci ritenti di nuovo di mettere mano alla macchina da presa. La speranza è che lo faccia seriamente, investendo capitali per un prodotto di qualità. Se il livello dei film scende sino a questo punto, diventa davvero difficile essere presi seriamente sul mercato internazionale, mentre su quello nostrano le speranze già affossate sulla (impossibile) ripresa del genere horror finiscono per sparire del tutto. Spiace scrivere di un film italiano in questi termini, ma il pubblico non dovrebbe mai essere preso in giro. Non in questi modi. Uscito direttamente in home video per la 30 Holding, che lo propone nel formato anamorfico 2.35:1, puo vantare (!!!) una schermata fissa con selezione scene e il trailer. Tanta la cura riposta nell'edizione, che sul menù appare il titolo grammaticamente errato di Photoschock!!!
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