Dopo "Vacanze in America" e prima di" Yuppies", Jerry Calà gira questo secondo film per Marco Risi (il primo fu “Un ragazzo e una ragazza” con Marina Suma).
Ma qui si alza e di molto l’asticella con una pellicola che lascia la commedia iniziale per trasformarsi in un film di crescita che in certi punti strizza quasi al genere drammatico.
Il drammatico più che nel soggetto o nella sceneggiatura viene a galla grazie alla fotografia realizzata in una Venezia, triste e vuota come lo stato d’animo di Carlo (Jerry Calà), e alla musica sempre di alta qualità del compianto Manuel De Sica.
Il film tratta un tema che oggi sarebbe quasi impossibile esporre e cioè l’amore di un ventinovenne per una undicenne (Vanessa Gravina che all’epoca aveva davvero 11 anni) mentre Calà di anni ne aveva già 34.
Uscito oggi avrebbe avuto un numero infinito di accuse di pedofilia da parte di pseudocritici, falsi perbenisti e finti difensori della morale e del buon costume.
La storia è invece delicata come i capelli di Vanessa e impacciata come il carattere di Jerry, è un racconto di crescita per entrambi i protagonisti che devono comprendere quale è il loro contesto ideale di vita in quel momento.
La confusione dell’ufficio di Carlo, la bellezza ma anche il vuoto dei palazzi veneziani dove vive insieme al suo amico Massimo (un bravo Ricky Tognazzi) e la libertà, finale, dell’infinito del mare e della comprensione della propria vita e della propria esistenza ma anche di quella di Giulia (Vanessa Gravina)
Colpo di fulmine è un bel film che ci regala un Jerry Calà diverso da quello che siamo abituati a vedere: una grande trasformazione fatta con l’aiuto del regista Marco Risi (che all’epoca aveva ancora la necessità di staccarsi dall’ingombrante figura del padre Dino).
Non è probabilmente una pellicola che farà la storia del cinema, ma è un film da vedere e può anche far riflettere, a patto che lo spettatore abbia la mente aperta per comprendere ciò che c’è dietro a quello che vediamo sullo schermo.
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