Regia di Youssef Chahine vedi scheda film
Un meraviglioso invito alla tolleranza, all’amicizia disinteressata, all’ascolto dell’altro, quanto mai attuale anche oggi.
Questo film bellissimo è arrivato in Italia l’11 marzo 1998, dopo la Palma speciale ricevuta nel 1997 (in occasione del cinquantesimo anniversario del Festival di Cannes) dal regista egiziano (1926 – 2008) Yusuf Shuhun, francesizzato in Youssef Chahine e con questo nome conosciuto nel mondo.
Qualcuno, nel nostro paese, ebbe allora occasione di vederlo e ne ricevette un’impressione profonda, indimenticabile. Nelle nostre sale durò poco, né qui si è mai visto il suo DVD, che invece è ancora reperibile su qualche sito straniero, ciò che mi ha permesso di rivederlo e di conoscere un po’ meglio anche il regista, del quale mi riprometto di recensire qualche altro film*.
Va aggiunto, infatti, che questa è l’unica opera di Chahine ad aver “soggiornato”, sia pure per un periodo breve, sul suolo italiano: l’autore è dumque pressoché quasi ignorato da noi, ed è un vero peccato!
Che cosa racconta Il destino
Il film si apre su uno dei roghi che nel XII secolo, a Nord dei Pirenei, nella regione francese della Languedoc, avevano posto fine alla vita degli eretici.
Per sentenza del tribunale dell’Inquisizione, all’orribile pena era stato condannato un intellettuale, reo di aver condiviso alcune posizioni di Averroè, il grande filosofo-scienziato, traduttore di Aristotele, che in quegli stessi giorni era il consulente giuridico più ascoltato e stimato di Al Mansur, il califfo, vincitore della battaglia di Alarcos, promotore della rinascita militare, artistica e culturale dell’Andalusia. Ora il regista indirizza la nostra attenzione proprio sul deteriorarsi dei rapporti fra Averroè e il califfo, in seguito al malcontento popolare, fomentato dalle sette fondamentaliste dell’Islam, contro la politica multiculturale e laica della corte, dai cui benefici una considerevole parte della popolazione si sentiva esclusa. La responsabilità del progressivo arretrare della presenza musulmana nella penisola iberica, a seguito della Reconquista cristiano-cattolica**, infatti, veniva fatta semplicisticamente ricadere sulla politica del califfo che aveva indebolito le convinzioni religiose del “popolo”, infiacchendone la coscienza e la volontà. Nel mirino, dunque, l’intera opera di Averroè, che per ragioni politiche, più che per convinzioni personali, il figlio erede di Al Mansur avrebbe condannato al rogo. Tra le pagine più belle e commoventi del film, l’opera collettiva dei discepoli del filosofo che ricopiarono, dividendosi il lavoro, in fretta e clandestinamente, le sue grandi opere, che avevano provvisoriamente nascosto negli scantinati delle abitazioni gitane e che successivamente esportarono fra mille disagi e avventurose peripezie, mettendole definitivamente in salvo in Egitto.
I modi del racconto
La straordinarietà di questo film, però, è soprattutto nell’originale coraggio del regista che, attraversando i “generi”, costruisce un’opera singolarissima, nella quale sono presenti e si fondono molteplici contaminazioni: dal gusto tutto hollywoodiano per il racconto avventuroso e storico (quasi un Kolossal), a quello molto gitano per la danza e il canto popolare, cosicché l’intento morale e didascalico viene in qualche misura alleggerito dalle bellissime musiche (quasi un musical), dai vivacissimi colori, da un eccezionale senso dello spettacolo, che contiene in sé il valore non trattabile della libertà della cultura e del pensiero che lo stesso Chahine, come Averroè, aveva dovuto difendere dagli attacchi dei fanatici religiosi di ogni cultura (compresa quella cristiano-cattolica) che erano arrivati ai suoi film.
Un meraviglioso invito alla tolleranza, all’amicizia disinteressata, all’ascolto dell’altro, quanto mai attuale anche oggi.
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* Chi volesse trovare qualche informazione in più su questo regista, sui suoi numerosi film e sulla sua cosmopolita formazione culturale, può trovare qualche scarna notizia su Wikipedia e anche sulla Treccani.
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** si sarebbe concluso nel 1492 per iniziativa dei “re cattolici”, ovvero di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona
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Purtroppo per me conosco pochissimo il cinema di Chahine.
Nota inessenziale a margine. Ultimamente ho ri-ascoltato uno spezzone di un'intervista rilasciata --- una dozzina d'anni dopo "il Destino", e alla viglia delle primavere arabe, tra cui quella egiziana, che ha bypassato l'estate per finire dritta dritta in un bell'autunnno caldo / inverno freddo --- a Cousins per il suo (per forza di cose, data la natura del prodotto) opinabile ma sempre utilissimo "the Story of Film: an Odyssey" e mi è sembrato un essere umano in libero e niente affatto paradossale contrasto con il sentire de "il Destino".
Mi verrebbe in mente - associazione del tutto estemporanea - Ermanno Olmi. Autorità e sentimento.
Bel pezzo, ciao.
Grazie, Matteo, del passaggio e del commento, di cui ho gtradito, oltre all'apprezzamento, anche l'accenno all'opera di Mark Cousin, che poco conosco, se non per senttito dire, e anche a Ertmanno Olmi, regista certamente molto libero e indipendente ma non so quanto accostabile a Chahine, perché i film di quest'ultimo tradiscono una solidissima formazione culturale e cinematografica, maturata anche dalle paerti di Hollywood, abbastanza estranea alla formazione di Olmi, molto meno cosmopolita. in ogni caso, accostamento da meditare. Ciao!
Ovviamente non mi riferivo al cinema (ho detto che conosco poco quello di Chahine), ma da quei 5 minuti di intervista, la sua personalità mi ha richiamato alla mente quella di Olmi.
Sì, l'avevo capito; quando avrò visto anche gli altri film di Chahine che mi sono procurata, ti dirò se l'accostamento delle due personalità, forse plausibile, si possa estendere anche al loro cinema (l'ipotesi si può sempre fare, salvo verifica). Per ora ne so troppo poco anch'io. Ciao. :)
Ottima recensione come sempre, anche io ho letto qualcosa sul regista egiziano Youssef Chahine ma non ho mai visto i suoi film. Il destino a Cannes vinse un premio speciale per il cinquantesimo anniversario, non la Palma d'oro che andò a Il sapore della ciliegia di Kiarostami e L'anguilla di Imamura. Ciao
Circa la Palma d'oro, ti ringrazio della precisazione di cui, però, mi piacerebbe che mi fornissi da quale fonte sicura hai attinto: le mie ricerche, infatti, sui siti italiani, francesi e americani, mi hanno fornito notizie molto contraddittorie in merito, quando me le hanno fornite: per lo più glissano, ciò che mi ha indotta a scrivere quello che hai letto , anche perché di Palma si trattò, in ogni caso! Da quello che scrivi, ma che non ho letto, le Palme d'oro del primo premio furono due, ex aequo, perciò! Grazie del passaggio Stefano. Lilli
Ho trovato anch'io: invece di intestardirmi a cercare partendo dal film e dal suo regista, sarebbe bastato orientare la ricerca semplicemente digitando: Palma d'oro Cannes 1997! Grazie mille! :)
Sulle palme d'oro ho buona memoria almeno quelle dagli anni 90, perché seguivo già il cinema quindi me le ricordo. Alcuni siti come Wikipedia riportano anno per anno tutti i premi del festival di Cannes. Comunque voleva essere solo una segnalazione, non un appunto. Di notizie su premi sbagliati ce ne sono tante in giro su internet. Da quel che so il festival ogni 5 anni mi pare assegna un premio per l'anniversario e quell'anno lo diedero a Chahine. Ciao
bellissima presentazione (come sempre) di un'opera che ha tutti i numeri per essermi gradita!
Grazie a te, Luigi. È effettivamente un film meraviglioso, che sono contenta di aver trovato, in v.o. araba e sottotitoli francesi vent'anni dopo averlo visto in sala. Mi ha ancora commossa, ciò che significa che ha resistito bene al tempo, credo! Direi anzi che sempre più mostra la vitalità quanto mai attuale del messaggio coraggioso del regista. Un saluto. Lilli
un film dal contenuto interessante e che alla fine ci lascia un messaggio da seguire,grazie di averlo presentato.
Grazie a te del passaggio!. Un saluto. :)
Bella recensione come sempre.Scusa il ritardo concuila leggo ma dall'inizio dell'inverno ho avuto molti problem,Ti auguro buone vacanze:)
Per carità, non hai bisogno di scusarti: ognuno di noi segue come può (e compatibilmente col tempo disponibile) le recensioni che più lo interessano, ci mancherebbe! Grazie mille, anzi, per il passaggio e per l'apprezzamento, sempre molto gradito! Buone vacanze anche a te!
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