Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
La pellicola sembra essere uno studio su bene e male mischiati nella realtà, sì da non poterli più distinguere nettamente, o sull'ambiguità di persone e situazioni (sempre quanto al bene e al male). Del resto il titolo dice già qualcosa al riguardo, e la scena del cimitero è un po' una metafora di questo discorso. Non a caso, il film è pieno di personaggi e avvenimenti ambigui: i matti (che però hanno poco di buffo), il transessuale, gli omosessuali che si dichiarano e smentiscono insieme, l'ambiguo rapporto di stima-rivalità tra i due protagonisti, la quasi attrazione tra il personaggio di Cusack e la fioraia, quella strega né buona né cattiva (però inquietante) e lo stesso fattaccio dell'omicidio, di cui non si saprà mai esattamente come siano andate le cose. In tutto questo c'è un po' di "Rashomon" e un po' di "Anatomia di un omicidio", con la differenza che la miscela del film di Eastwood deborda spesso nella sgradevolezza e nel disorientamento.
In generale, distinguerei il piano della forma da quello del contenuto. La prima è bella e scorrevole come Eastwood ci ha abituato, e in essa includo anche le buone interpretazioni; il secondo è sgradevole e sostanzialente irrisolto. Di questo è responsabile la sceneggiatura, che soffre anche di certi "sbilanciamenti". Il personaggio del transessuale, ad esempio, si mangia tutta la parte centrale del film, e in generale si guadagna uno spazio maggiore di quello che è il suo ruolo nella vicenda. Antipatico per la sua invadenza e boria, è forse il simbolo dell'indistinto e del confuso di cui la pellicola parla.
Per questi motivi mi è piaciuto così e così, e mi ha lasciato alquanto disorientato. Lo stesso svolgimento della trama crea continuamente attese e interpretazioni che poi vengono regolarmente smentite. Eastwood ha fatto di meglio.
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