Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Un giornalista va nel cuore della Georgia per scrivere un articolo su una pittoresca festa di Natale, ma si ritroverà immischiato in un controverso omicidio. Il difetto principale è l'ipertrofia, in particolare perché le componenti grottesche (simpatiche ma poco integrate alla vicenda) rischiano di mangiarsi l'intreccio e le relative considerazioni filosofiche. Ma la struttura da film d'inchiesta regge ed è avvincente: un gioco continuo sulla manipolazione della giuria e degli eventi accaduti, con un grande Kevin Spacey in uno dei suoi consueti ruoli ambigui, da cui la verità non riesce ad emergere (la "confessione" fatta a Cusack pare in realtà l'ennesima falsificazione fatta in extremis per non ricevere la condanna come assassino). Proprio in riferimento a lui fa impressione, visto quanto accaduto, vederlo alle prese con un personaggio simile ("Dopo tante teorie finalmente verrà fuori la verità. (...) È importante non tanto che io venga assolto, ma che tutti sappiano che sono innocente. Mi rifiuto di vivere in un mondo in cui i pettegolezzi diventano fatti."). Molto suggestiva l'ambientazione, in questo profondo sud ai limiti dell'autocrazia, pervaso dal vudù e da dinamiche simil settarie.
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