Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Non arriverò mai a capire perché Van Sant passi per essere un regista trasgressivo e anticonvenzionale: tutti i suoi film che ho visto (e sottolineo: anche quelli più riusciti, come Da morire) sono pienamente inseribili in un’estetica e in un ordine di idee hollywoodiani. Questo ne è un esemplare da manuale: banalissima storia di riscatto di un emarginato che, non si sa perché (ha battuto la testa da piccolo?), è un genio della matematica ma non vuole sfruttare le opportunità favolose che gli si presentano (troppo facile); preferisce rimanere il buon selvaggio che è, quindi fugge insieme a Minnie Driver (contento lui) con la sorridente connivenza di un prof. che grazie a lui ha imparato a superare i propri traumi (un Robin Williams sempre convinto di trovarsi sul set di L’attimo fuggente). L’unico guizzo, inaspettatamente, viene da Ben Affleck: è lui a suggerire a Damon di sparire un bel giorno senza neanche salutare gli amici, e quando constata che il consiglio è stato seguito gli viene da sorridere. Non male anche la battuta su Unabomber.
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