Regia di Riccardo Donna vedi scheda film
Era il febbraio del 1989 quando Mia Martini (Rossi), dopo un lungo periodo di eclissi e un problema alle corde vocali che le aveva arrochito la voce, tornò sulle scene per calcare il palcoscenico della più nota kermesse italiana di musica pop: quello di Sanremo. Nei giorni che precedettero la sua esibizione, Domenica Bertè (questo il suo nome all'anagrafe) concesse una lunga intervista a una giornalista (Mascino). Un'intervista che parte dall'epoca in cui, ancora adolescente, viveva in Calabria e veniva avversata dal padre, refrattario a qualsiasi sua velleità artistica. Poi il trasferimento nella capitale insieme alla sorella Loredana (Roncione), l'amicizia con Renato Zero (sotto le mentite spoglie di un certo Anthony), l'incontro col talent scout Alberto Crocetta (Gerardi), che la portò al successo grazie a un brano anticonformista come Padre davvero. Da lì iniziò una carriera che sembrava tutta in discesa e che invece presentò più di un inciampo: dai grandi successi di Piccolo uomo di Bruno Lauzi e Minuetto di Franco Califano (interpretato dal sempre eccellente Edoardo Pesce), fino alle vittorie al Festivalbar, i premi a raffica e persino una tournée con Charles Aznavour alla discesa negli inferi della maldicenza, alla tormentata storia con Ivano Fossati, qui celato nella figura di un fotografo di successo (Lastrico), la indussero, nei primi anni ottanta, a un lungo ritiro dalla scene.
Ha dell'incredibile che un film come Io sono Mia, prodotto da Rai Fiction, prima di passare in televisione abbia potuto attrarre un pubblico relativamente consistente al cinema, per di più come evento speciale. Tolte le prove di Antonio Gerardi ed Edoardo Pesce, qui non c'è la minima traccia di professionalità: attori inguardabili e inascoltabili, sviluppo prevedilissimo e persino filologico si aggiungono allo smacco di Renato Zero e Ivano Fossati, che hanno espressamente chiesto e ottenuto di non essere citati nel film. Il che la dice lunga sul livello di questo prodotto.
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