Regia di James Young vedi scheda film
Coinvolgente horror d'atmosfera nel quale si muove, tra luci e ombre, un angosciato borgomastro (Lionel Barrymore), proprietario d'una locanda. Uomo di una rettitudine ineguagliabile, sino a quando un ricco polacco giunge nel suo albergo. E proprio la notte di Natale per una volta, per insospettabile avidità, decide di compiere un'azione malvagia.
1868. Mathias (un inarrivabile Lionel Barrymore) è uomo di buon cuore e fa credito a tutti nella locanda che gestisce. Tra tante buone azioni che compie, però, ce ne sta anche una malvagia: la vigilia di Natale, durante una notte dal clima infernale, per entrare in possesso dei suoi preziosi uccide l'occasionale cliente, Baruch Koweski, un commesso viaggiatore pieno d'oro. Quell'atto costerà caro a Mathias, molto più del bottino rubato. Il suo spirito inquieto, afflitto da rimorsi e sensi di colpa, da quel momento in poi, costantemente, viene turbato da visioni (le mani insanguinate che contano l'oro) e allucinazioni uditive (il rintocco delle campane). Quando il fratello della vittima, sospettando giustamente di Mathias, giunge sul posto per indagare, accompagnato da un ipnotizzatore (Boris Karloff), Mathias è ormai sull'orlo della follia. Tanto più che, in ruolo di borgomastro, è incaricato di condurre l'inchiesta sulla scomparsa della vittima.
Cinema del silenzio, delle ombre, del bianco e nero, dei tagli di inquadratura quasi espressionista, che racconta un miliardo di cose (in primis la coscienza che reclama pentimento e giustizia) in più della maggior parte dei chiassosi, prolissi e urlati film d'oggi. Le campane è una pellicola d'atmosfera, suggestiva, giustamente moralista, sviluppata attorno ad un tema universale, valido allora (la storia è ambientata a metà del XIX° Secolo) come oggi e sempre attuale, probabilmente, anche in un lontano futuro. È uno degli ultimi lavori di James Young, regista di cinema muto con un totale di 93 titoli in carica, attivo in cortometraggi sin dal 1912 e qui ispirato da una rappresentanzione teatrale andata in scena lo stesso anno a Broadway. Attori sorprendenti, a cominciare dell'angosciato Lionel Barrymore, per proseguire con personaggi di contorno tutti perfettamente adatti al ruolo. Senza tralasciare la straordinaria partecipazione del grande e indimenticabile Karloff, anche in questa circostanza, pur se in un ruolo positivo, personaggio inquietante e mefistofelico, con occhi puntati sul protagonista che esprimono, più delle parole, nei suoi confronti condanna e pietà al tempo stesso.
Boris Karloff nei panni dell'inquietante mesmerista
Curiosità
La poesia di Edgar Allan Poe (The bells, 1848) è richiamata solo nel titolo, senza avere alcun legame con il film che si rifà, invece al testo L'ebreo polacco (Le Juif Polonais) di Emile Erckmann e Chatrian Alexandre (1879).
L'eccezionale Lionel Barrymore in The bells
"Non c’è nessun testimone così terribile, nessun accusatore così implacabile come la coscienza che abita nel cuore di ogni uomo." (Polibio)
The bells (James Young, 1926)
F.P. 11/03/2020 - Aggiornamento della recensione pubblicata in precedenza su Il davinotti
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