Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
Uno dei film più interessanti di Fleischer, non troppo innovativo perchè non particolarmente efferato ma comunque in anticipo sui tempi almeno per lo scavo psicologico sul protagonista che è un maniaco ignaro di esserlo a causa di un bipolarismo estremo che lo pone nella condizione di trasformarsi in strangolatore dissociandosi dal mite idraulico della vita di tutti i giorni.
L'anonimità di Albert De Salvo lo rende insospettabile e solo un imprevisto passo falso lo porterà alla cattura con la conseguente singolare serie di interrogatori a carte scoperte della polizia che deve non tanto dimostrare la sua colpevolezza ma piuttosto convincere il sospettato che è proprio lui il colpevole, il meccanismo funziona sia nella prima parte incentrata sull'indagine che nel finale più inquietante e psicologicamente malato in cui grazie ad un montaggio millimetrico la regia pone lo spettatore nella condizione di De Salvo che prende coscienza della propria colpevolezza mentre ricorda finalmente gli omicidi compiuti raccontandoli come delle riparazioni.
Il film trasmette brividi proprio perchè trasuda lo squilibrio di un assassino malato che non agisce per soldi o altri motivi fino al gelido finale che rimbomba nel vuoto attorno a De Salvo come un ergastolo dell'anima esposto da Fleischer con le cadenze di un trattato di parapsicocriminologia.
Ottima scrittura e regia ancora valida anche se un po' datata ma il valore aggiunto è un grande Tony Curtis che dimostra con questa prova di essere un attore completo e poliedrico: le facce anonime del film sono adombrate dal suo personaggio tanto anonimo e innocente quanto colpevole e ignaro di esserlo, i suoi occhi hanno in fondo alle sclere la pazzia e dietro la pazzia la catatonia.
Un'opera d'arte la locandina con quel volto di profilo scuro come una porta che cela il volto innocente di una vittima.
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