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Lo strangolatore di Boston

Regia di Richard Fleischer vedi scheda film

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La recensione su Lo strangolatore di Boston

di OGM
8 stelle

La perfetta fusione tra realismo ed inventiva, tra cronaca ed introspezione.  Richard Fleischer realizza un film dallo stile vario ed imprevedibile, incoerente come l’intelletto malato di un folle, e sfaccettato come le riflessioni articolate che non convergono su una soluzione. Il serial killer non è l’esecutore di un progetto univoco e ripetitivo; non è il rappresentante di un rigore solitario, esasperato e maniacale, ma, al contrario, è un elemento fortemente destabilizzante per la società, di cui moltiplica  le paure, provocando reazioni a catena nella popolazione e dando vita, nella mente degli inquirenti, ad un tracimante crogiuolo di ipotesi, di sospetti, di strategie. Nemmeno il percorso dell’indagine poliziesca è, infatti, improntato alla ragione ed alla linearità, ma è un tuffo a capofitto nel retroterra della vita di città, per sfogliare, con un gusto quasi morboso, il variegato campionario dei soggetti pericolosi, immorali, strani.  Allucinazione è la visione del mondo deformata dalla presenza di un’anomalia invisibile, che può essere interiore, come una patologia cerebrale, oppure esterna, come un fenomeno devastante e incomprensibile di cui si subiscono gli effetti, senza poterne determinare la causa né predirne l’insorgenza. Per poter individuare la radice del mistero, occorre stravolgere l’usuale prospettiva, guardare secondo nuove angolazioni, moltiplicare le direzioni di ricerca, e infine ricomporre le immagini raccolte, associandole per analogia e differenza. Combattere contro un nemico sconosciuto impegna la mente in un caleidoscopico gioco di pensieri, di tesi ed antitesi, di campi e controcampi, di variazioni sul tema che l’artistico montaggio del film trasforma in un collage visivo: un inventario di spicchi di realtà che è insieme fotografico e televisivo, e testimonia una scientifica volontà di spiare, documentare, confrontare.  Lo stesso impianto, però, paradossalmente, riproduce anche la confusa percezione spazio-temporale dell’uomo psicotico, in cui un falsato senso della distanza, della successione  e della simultaneità sovrappone ricordi distinti, suggestioni contrastanti, idee inconciliabili.  Lo strangolatore di Boston non si limita a raccontare le storie parallele di un’impresa omicida e di un’avventura investigativa: prende, invece, spunto da entrambe per dipingere, con colori autentici, intensi e casualmente decorativi, la schizofrenia di un mondo in cui ciò che accade imbocca una strada diversa e indipendente rispetto a ciò che sappiamo.

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