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Jungle Cruise

Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film

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La recensione su Jungle Cruise

di alan smithee
4 stelle

locandina

Jungle Cruise (2021): locandina

AL CINEMA
Nella prima metà del '900, una coraggiosa studiosa ed esploratrice londinese di nome Lily (Emily Blunt) decide di partire, assieme al fratello (Jack Whitehall), di fatto
ben meno temerario e di assai scarso spirito di iniziativa, verso la insidiosa ed affascinante foresta amazonica, alla ricerca di una pianta in grado di produrre un fiore non solo bello, ma soprattutto dotato di capacità curative pressoché miracolose.
Già anni addietro un temerario esploratore (Edgar Ramirez) tentò di far sua quella scoperta, facendo però una fine infausta tra maledizioni e tranelli mortali.
Snobbata dagli uomini di scienza inglesi, l'impavida donna riesce ad impadronirsi negli archivi del museo in cui è custodita, della chiave per accedere al luogo ove pare si trovi la fantastica e rarissima pianta, inseguita da un perfido gerarca nazista (Jesse Plemons) che intende arrivare prima di lei a scoprire il luogo segreto.
Giunta in loco, la donna si unirà ad un simpatico e muscolo capitano di vascello (Dwayne Johnson), che finirà per condurla in un mondo di avventure e mistero senza fine, inseguito a sua volta da uno strozzino avido e infingardo (Paul Giamatti), che intende riscuotere il suo credito, e magari lucrare su quel nuovo misterioso affare.
Per la regia accurata e di indubbio mestiere di un regista navigato ed abituato a produzioni di gran budget, ovvero il catalano trapiantato da decenni in Usa, Jaume Collet-Serra - cineasta affidabile, certo, ma tutt'altro che geniale - Jungle Cruise prende spunto per la sua rocambolesca avventura dall'omonimo ed ormai storico parco d'avventure creato negli anni '50 negli Studios della Disney, e intende farci rivivere i fasti dei più eclatanti ed indimenticabili successi commerciali degli anni '80, ambientati in epoche passate o incentrati su ambientazioni esotiche: il riferimento è, in particolare, a successi come Indiana Jones, di cui riprende l'ambientazione da primi decenni del '900, e il gran dittico d'avventure con pietra preziosa iniziato alla grande con Romancing the stone di Robert Zemeckis e proseguito con divertimento ne Il gioiello del Nilo di Lewis Teague.
Buone intenzioni a parte, ed una certa impeccabilità di produzione, il film fracassone non riesce a risultare mai emozionante come la serie di Spielberg, né tantomeno la volonterosa coppia di pur bravi attori formata dalla coppia Johnson/Blunt, non risulterà mai nemmeno vagamente paragonabile agli insuperabili Joan Wilder/Jack T. Colton, mirabilmente ed indimenticabilmente resi dagli affiatati e splendidi Kathleeen Turner e Michael Douglas.
Un divertimento degno di una montagna russa che finisce presto per risultare stucchevole, facendoci desiderare di scendere anzitempo da quel carrozzone tutto effetti digitali ed animali troppo perfetti per risultare minimamente credibili ed accettabili… che ci fanno rimpiangere, ora più che mai, i giaguari gemelli (veri ed in carne ed ossa) dai caratteri antitetici dello straordinario Susanna! di Hawks degli anni '30.
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