Regia di Claudio Norza vedi scheda film
Donato, manager musicale con la malavita alle calcagna, grazie a un colpo di fortuna e a uno zio vescovo riesce a rifugiarsi in un paesino di campagna, dove si spaccia per sacerdote. Va così ad aiutare don Dino, il parroco locale, i cui fedeli continuano irreparabilmente a diminuire. Proprio il nuovo arrivato, con la sua goffa impreparazione e i suoi metodi non proprio da religioso, risolleverà le sorti della parrocchia.
La cosa più sorprendente è notare le (pur vaghe, sia chiaro) affinità fra la trama di questo Din Don – Una parrocchia in due e quella di Corpus Christi (Jan Komasa, 2019, uscito dunque un anno più tardi): ma le sorprese, purtroppo, finiscono qui. Un falso prete che arriva in una parrocchia di un paesino di campagna e risolve i problemi del posto, ritrovando nel frattempo sé stesso: potrebbe essere un dramma, potrebbe essere altrettanto una commedia. E quest'ultima è la strada che scelgono Bruno Frustaci, autore del soggetto di Din Don, e Luca Biglione, autore della sceneggiatura, per un lavoro palesemente televisivo – nei toni, nella fattura, negli argomenti leggerini – firmato alla regia da un esperto di regie per il piccolo schermo, Claudio Norza (La squadra, Compagni di scuola). Va detto che l'accoppiata Maurizio Battista/Enzo Salvi funziona a dovere: oltre alle indubbie capacità dei due caratteristi, l'intesa è evidente e questo anche grazie alle precedenti prove sostenute insieme, vale a dire Una cella in due (Nicola Barnaba, 2011) e Fausto & Furio (Luca Gaudino, 2017). Al di là di ciò, comunque, è difficile trovare qualcosa di valido nella visione del lavoro, confezionato con il minimo della spesa e della fatica, e destinato all'intrattenimento più basilare, più superficiale del pubblico domestico. Nel cast compaiono anche Adolfo Margiotta, Maurizio Mattioli, Giorgia Wurth e i Cugini di campagna (loro stessi anche nella finzione). L'anno seguente Paolo Geremei girerà il sequel Din Don – Il ritorno, nel quale non compare però Battista. 3/10.
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