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Arbor Demon

Regia di Patrick Rea vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arbor Demon

di undying
3 stelle

Opera di un giovane regista tecnicamente all'avanguardia ma frenato da una forte incapacità di scrittura (figura infatti anche co-sceneggiatore). Arbor demon è un film dai due volti: ottimo il primo tempo, inqualificabile il secondo. Un'occasione mancata in pieno, a causa dello sconfinamento nel territorio "fantasy".

 

locandina

Arbor Demon (2017): locandina

 

Dana (Fiona Dourif) e Charles (Kevin Ryan), in occasione del secondo anniversario di matrimonio, decidono di fare una escursione nei boschi, campeggiando in tenda. Charles, contrario all'idea di avere figli, per lavoro ha in programma di trasferirsi sei mesi lontano, mentre Dana -appassionata di fotografia- cerca in tutti i modi di convincere il marito all'idea della prole. La coppia raggiunge un posto immerso nella natura ma la prima notte si rivela inaspettatamente pericolosa. Un gruppo di cacciatori nelle vicinanze è annientato da una creatura che, erroneamente, viene intesa essere dalla coppia come un orso. Sarà Sean (Jake Busey, sosia di Al Cliver) -cacciatore sopravvissuto ospitato nella tenda, soccorso e curato da Charles- durante la notte a raccontare un'insolita storia locale circa sacrifici umani di donne incinta, all'origine di creature mostruose, via di mezzo tra essere umani e piante.

 

scena

Arbor Demon (2017): scena

 

Il giovane (classe 1980) e prolifico Patrick Rea, dopo una lunga fila di cortometraggi e un paio di titoli poco allettanti (The empty acre, Rhino e Nailbiter) ci riprova. Affronta ancora il genere horror in maniera solo tangente, riuscendo a concludere un film che lascia un forte senso di amarezza.

 

scena

Arbor Demon (2017): scena

 

Perché Demon arbor (Demon men, nei titoli di testa) è il classico film antitetico e bipolare, ovvero suddiviso in due parti letteralmente all'opposto per risultato. Si resta infatti affascinati da un primo tempo raffinato e ben scritto, tutto orientato sul rapporto di coppia dei due bravi protagonisti. La macchina da presa segue -in maniera personale, con prodezze tecniche di rilievo- il viaggio di Dana e Charles sino all'inquietante notte, animata dall'attacco di una non meglio definita entità. La tensione raggiunge picchi di snervante angoscia, alimentata dal contesto ambientale (il bosco notturno, con i suoi rumori).

 

scena

Arbor Demon (2017): scena

 

Poi, come se Patrick Rea avesse premuto un interruttore (sbagliato), Demon arbor diventa tutt'altra cosa. La noia assale lo spettatore per il lungo momento dei tre personaggi in tenda, con dialoghi volutamente ambigui e situazione narrativa ormai sfuggita al controllo. E quando le carte in tavola si scoprono, con la manifestazione di una popolazione costituita da creature (donne incinta trasformate, sic!) che abitano nella selva ed hanno un aspetto ibrido tra piante e umano, il film è ormai piombato -in maniera verticale- in un contesto trash.

 

scena

Arbor Demon (2017): scena

 

Nonostante il terribile risultato finale, raggiunto nell'impossibile tentativo di volere essere originale, Patrick Rea continua a frequentare l'horror. In maniera ossessiva compulsiva, dato che -alternando la direzione di cortometraggi e serie TV- in soli due anni propone: Monster X, Strange events e Charlotte (2017); Belong to us e Monsterland 2 (2018); mentre per il 2019 ha già in cantiere tre titoli. La sensazione, non conoscendo a fondo la filmografia del regista, è che alla tendenza prolifica sia associata una scadente attenzione al contenuto. Infatti, stando a Arbor demon (e ai soggetti dei film citati), la qualità tecnica si scontra con una sceneggiatura al limite del patetico. Una smentita a questa ultima affermazione, sarebbe accettata e benvenuta, nonché più che gradita. 

 

scena

Arbor Demon (2017): scena

 

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