Regia di Rian Johnson vedi scheda film
Ottimo "giallo" dal gusto "retrò", ma con sprazzi di ironia moderna.Interpretazioni di altissimo livello, su tutte quella di Daniel Craig
Una mattina, il ricchissimo editore e famoso scrittore di narrativa “crime” Harlan Thrombey, viene trovato cadavere nella sua casa di campagna, con la gola recisa, dopo aver partecipato alla festa organizzata in suo onore dalla famiglia per i suoi 85 anni, la sera prima. Tutto lascia supporre che si sia trattato di un suicidio, come ritengono, in prima battuta, il detective Elliot e l’agente Wagner, ma secondo l’investigatore privato e consulente Benoit Blanc alias un grandissimo Daniel Craig, che esordisce dicendo che si trova lì come semplice osservatore silente, del quale nessuno si accorgerà, mentre al contrario prende in mano le indagini, con grinta e sapiente arguzia, per sbrogliare l’intricata matassa. Ci sono troppi quesiti senza una risposta, la prima fra tutte, una busta anonima, piena di denaro, recapitata alla porta del detective per ingaggiarlo nell’indagine, dunque la vicenda mostra subito delle ombre. La famiglia è grande e conflittuale, non sembra esserci molto amore. Ci sono i figli di Harlan, Linda e Walter, con i rispettivi coniugi, Richard e Donna, e i rispettivi figli, Hugh Ransom e Jacob, assieme a Joni, vedova del defunto figlio di Harlan, Neil, sua figlia Meg e l'anziana madre di Harlan, Nana. Altre persone vicine a Harlan la domestica Fran e l’infermiera di Harlan, Marta Cabrera. Tutti i parenti più stretti del defunto sembrano avere un movente e almeno tre di loro, mentono spudoratamente. Tra tutti, solo Marta sembra avere un alibi, perché Walt ricorda di aver visto il padre dopo che la ragazza era tornata a casa. Inoltre, la giovane ha un singolare disturbo, non può dire o sentire menzogne, senza essere colta da conati di vomito, quindi per Benoit è uno strumento ideale per compiere le sue indagini. Cena con delitto è un sincero e riuscito omaggio alla narrazione, ” whodunnit”,in cui un delitto è compiuto proprio in mezzo a un’assortita e variegata, fauna umana, osservata pesata e interrogata, dall’immancabile geniale detective privato, un po’ Poirot e un po’ Miss Marple, che mette insieme i tasselli dell'intricato puzzle, fino a risolvere il mistero, film una volta ambientati nella sfarzosa cornice d’inizio novecento, tra nobili, avventurieri e cameriere o a bordo di un treno o in crociera sul Nilo, vedi i gialli di Agatha Christie, gli stessi che Kenneth Branagh propone nei suoi rifacimenti. Rian Johnson, riprende un genere che conosce benissimo e che ama, rispettandone tutti gli stilemi e inserendo gli elementi e le citazioni corrette, dal gioco da tavolo “Cluedo”, passando per “ La signora in giallo” e la serie “Il trono di spade”. La lente d’ingrandimento però è posta sulla società attuale americana, con diversi riferimenti sagaci, all’immigrazione e alle differenti condizioni sociali ed economiche, tuttavia il tono è piacevolmente frizzante e lascia ampio spazio al gusto di scoprire “come va a finire”, guidati da una certa leggerezza e da ritmi sostenuti. Ottima la caratterizzazione dei personaggi di questo film “corale”, tutti funzionali alla ricerca della verità, Ne viene fuori, un'operazione di gran pregio e divertimento, sia per chi ama e conosce i classici gialli deduttivi, sia per chi apprezza la satira sociale, praticata con ironia, attraverso la decostruzione del genere, peraltro traspare da ogni fotogramma, l'entusiasmo dei protagonisti nell'interpretare personaggi ben caratterizzati e attuali, in una sceneggiatura spumeggiante e caustica. Ana de Armas, l'infermiera del patriarca, di cui nessuno sa il paese di provenienza, tanto non conta per loro, buca letteralmente lo schermo. Jamie Lee Curtis, Chris Evans e Don Johnson perfettamente calati nel ruolo di arroganti e antipatici, Michael Shannon e Toni Collette colgono alla perfezione le idiosincrasie e le debolezze dei loro personaggi. Christopher Plummer regala, con la sua esperienza consumata e il suo carisma una bella interpretazione, nella parte dello scrittore eccentrico la cui palazzina gotica è piena di oggetti bizzarri. Ricorrono continue battute e riferimenti sia verbali sia non, ai classici del genere. Poi il finale sorprendente, che si fa beffe del piano diabolicamente orchestrato e in apparenza a prova di errore del colpevole, che non ha fatto i conti con il genio e la logica del nostro detective e con la sfortuna, che gioca sempre un ruolo decisivo nelle sorti degli umani. Non manca la testimone ignorata da tutti e muta fino al momento in cui decidendo di rivelare quello che sa, è decisiva, l'unica che si compiace e si diverte, in questa baraonda di personaggi avidi e meschini, parassiti, privi di una vita autonoma. A differenza di molti “whodunit”, che si svolgono in interni, il regista trova anche il modo di far uscire i suoi personaggi, coinvolgendoli in un demenziale inseguimento automobilistico. Tanti fattori positivi dunque: la performance di un cast in stato di grazia, un copione brillante con sprazzi di humor britannico, il piacere di scoprire l’arcano e poi una stilettata sul conflitto di classe e razziale, che alla fine, come vedremo, trova una risoluzione beffardamente equa. Ottimo film
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