Regia di Rian Johnson vedi scheda film
TFF 37 - FESTA MOBILE Se il titolo inglese, "Knives out", ovvero una sorta di "ai ferri corti" ma anche qualcosa che, attinendo ai coltelli, fornisce bene il concetto di venir "tagliati fuori", in questo caso da un ingente patrimonio destinato agli eredi legittimi, riassume straordinariamente e anche sin troppo sinteticamente tutto il fulcro centrale della concitata vicenda, la versione italiana del titolo risulta davvero patetica e fuorviante, puerimente allusiva di una dinamica narrativa alla Agatha Christie che certamente fa parte del piano strategico, ma che non risulta efficace incollata a questo film.
Una grande produzione che vanta un cast prestigioso per rappresentare le vicissitudini che avvicinano ed accalorano gli eredi designati di un anziano celebre scrittore, che viene ritrovato suicida con la gola squarciata ed un coltello tra le mani, dalla propria governante, poco dopo la festa del suo 85esimo compleanno. Davvero suicidio o piuttosto omicidio camuffato?
Il fatto che l'eredità venga destinata unicamente alla solerte giovane infermiera di origine sudamericana che da anni si prende cura del celebre scrittore, alimenta dubbi e sconcerti, soprattutto in capo agli eredi legittimi rimasti a bocca asciutta.
Per le indagini, la polizia preferisce indirizzarsi verso un perspicace investigatore privato esperto in materia, che non tarderà a mettere in luce la complicata verità, frutto di un intrigo alimentato dai contrasti che surriscaldavano da anni ceneri pronte a sfavillare fuoco.
Rian Johnson, regista sulla cresta dell'onda dopo il penultimo Star Wars della terzaxserie, dirige con la consueta professionalità ed un budget a disposizione tale da consentirgli le star che popolano opportunamente la vicenda.
Ma il film, meccanico e tutto incastri, non funziona soprattutto a partire proprio dalla farneticante struttura narrativa, attraverso la quale sceneggiatori senza troppi riguardi (verso lo spettatore) si prendono il lusso di raccontarci tutto, e poi tutto il contrario (l'avvelenamento accidentale che tale non è per un assurdo cavillo che vedrete), infischiandosene di dare anche un po' di plausibile credibilità alla storia.
Tutto estremamente calcolato, con le star che si spartiscono i siparietti a loro dedicati con scientifica precisione (alcuni di loro fa davvero piacere ritrovarli, Jamie Lee Curtis splendida in versione accanitamente naturale su tutti, per me), ed un meccanismo ad orologeria che si dimostra presto stracco ed abusato. Pure la scelta della protagonista assoluta, caduta sulla quasi star latina, precisamente cubana e da lanciare definitivamente, non è certo un azzardo: il suo nome è Ana de Armas, bella e scriccioletta come una sorta di nuova Penelope Cruz, avviata molto probabilmente verso la strada della celebrità.
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