Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Posti al cospetto di un risultato clamorosamente deludente, la prima domanda che sorge spontanea porta a chiedersi come tale operazione abbia potuto giungere a compimento, arrivando in porto con siffatte fattezze. Come una lunga, variegata e complessa catena di comando non abbia posto alcun – almeno parziale - rimedio a quanto andava materializzandosi. Come possa essere possibile che nessuno si sia accorto dell’inevitabile disastro ferroviario che andava profilandosi, tanto più quando di mezzo ci sono professionisti – almeno alcuni - di indiscusso valore e valanghe di milioni di dollari (a nessun investitore piace rimetterci di tasca propria).
Guardando la trasposizione, imbarazzante e stridente, di Cats allestita dallo stimato Tom Hooper, queste domande cominciano a sorgere in tutta la loro virulenza già dopo i primi minuti, divenendo afflittive in seguito, fino a lasciare interdetti, con prerogative talmente macroscopiche - nella loro inefficacia - da non concedere neanche la benché minima attenuante. Insomma, verrebbe da dire che gatta ci cova, per una produzione da cartellino rosso diretto, da assegnare senza nemmeno bisogno di passare dal var per apportare un’ulteriore verifica.
Abbandonata in un vicolo, la gatta Victoria (Francesca Hayward) incontra i Jellicles, proprio quando è arrivato il fatidico momento di celebrare un concorso attraverso il quale Old Deuteronomy (Judy Dench – Skyfall, Diario di uno scandalo) decreterà chi sarà meritevole di ricevere un premio speciale e ambito.
Nel frattempo, il maligno Macavity (Idris Elba – The wire, Luther) elimina dai giochi uno a uno i papabili vincitori, come Jennyanydots (Rebel Wilson – Voices, Single ma non troppo), e chi potrebbe ostacolarlo, come Gus (Ian McKellen – Il signore degli anelli, Demoni e dei).
Mentre la resa dei conti si avvicina, torna a farsi vedere la reietta Grizabella (Jennifer Hudson – Dreamgirls, Respect), una gatta con alle spalle un drammatico passato.
Scritto, con Lee Hall (Billy Elliot, War horse) e la benedizione di Andrew Lloyd Webber, e diretto da Tom Hooper (Il discorso del Re, The Danish girl), che con il musical aveva ottenuto in precedenza un notevole riscontro grazie a Les Misérables, Cats presenta deficit sparpagliati su tutti i fronti, ha un motore ingrippato e procede con il freno a mano tirato, con una serie di scelte esiziali/maldestre, tali da annientare qualsiasi presumibile velleità.
Entrando nel dettaglio, la definizione morfologica adottata è – per tutti i crismi - un insopportabile e duraturo pugno nell’occhio, gli invasivi effetti speciali regalano sparute gioie e infiniti/agghiaccianti dolori, le stesse scenografie (con le dimensioni a misura di gatto) e la tavolozza cromatica (detto candidamente, la confusione regna sovrana) intraprese, sollevano un ingente quantitativo di perplessità, con troppi fronzoli e disposizioni assurde, di cattivo gusto, che vanno ad annacquare quella che avrebbe dovuto essere l’essenza da conservare/innaffiare.
Di conseguenza, i numeri musicali vengono mutilati nelle fondamenta, con movimenti inquinati/incartati da un’estetica tanto eccentrica quanto sostanzialmente inerte, così come da una telecamera che non sa/vuole cogliere il valore dell’insieme, coadiuvata da un montaggio macchinoso/contratto che, con tutti i suoi continui tagli, assesta il definitivo colpo di grazia.
Un vero – e imperdonabile – difetto di fabbricazione per tutti quei professionisti che ci hanno messo l’anima, tra ballerini, cantanti e attori, per non parlare di un cast rilevante, sottoposto al trattamento allucinogeno della motion capture che li rende semplicemente ridicoli e a movenze che amplificano la decadenza della contingenza, fino ad arrivare nei territori del grottesco.
All’interno di un leit motiv disarmante e astruso, si salvano solamente giusto momenti sporadici, quelle rarissime occasioni in cui il sentimento prova/riesce a farsi largo, con la disperazione emanata dall’ugola di Jennifer Hudson, alla quale è possibile aggiungere il contributo di Taylor Swift, comunque sia marginale (come braccio destro di Macavity, compare solo per pochi minuti e quando ormai i giochi sono già fatti), mentre i grandi nomi annoverati finiscono stritolati da un contesto semplicemente vergognoso, che non rende loro alcuna giustizia.
In conclusione, detto che questa operazione era di suo ad alto rischio e che il passaggio dal teatro al cinema comporta varie incognite da fronteggiare/assorbire, Cats è un film senza artigli, che va in tilt con ingiustificabile/incomprensibile facilità, al punto di averlo reso il dominatore indiscusso dei Razzie. Infila il primo bottone nella asola sbagliata e tutto il resto viene di conseguenza, con le intenzioni a monte mandate al macero e destini incrociati che finiscono nel baratro (l’amore infantile di Tom Hooper per il musical, ma anche Judy Dench che ai tempi aveva dovuto rinunciare allo spettacolo teatrale per via di un grave infortunio), con lo stupore e la meraviglia assenti ingiustificati, per un conclamato e inappellabile buco nell’acqua, una baracconata a senso unico, tronfia e anemica, indigeribile e sconsiderata, un banco di prova totalmente fallito.
Mortificante e stolto, pretenzioso e autolesionista, per una sconfitta che fa male.
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