Regia di Robert Wise vedi scheda film
Un pugile in via di disarmo affronta un avversario giovane e rampante, senza sapere che il proprio manager ha venduto l’incontro (il titolo originale è un’espressione gergale che indica appunto una partita truccata); vince contro ogni pronostico, ma l’ultimo round, quello decisivo, avrà luogo fuori dal ring quella sera stessa. La vicenda è raccontata in tempo reale, come sottolineano gli orologi continuamente inquadrati in stile Mezzogiorno di fuoco, e anche qui c’è un uomo solo contro tutti che per giunta deve recuperare la fiducia di sua moglie. Un film costruito geometricamente, con due blocchi principali: il primo mostra la varia umanità degli spogliatoi (divisa in vincenti nati e perdenti nati), alternandola al girovagare senza meta della moglie che non vuole assistere a una nuova sconfitta del marito; il secondo mostra il match, alternandolo ad inquadrature del pubblico con funzione di alleggerimento (es. il ciccione che mangia continuamente). Ma ciò che conta è l’epilogo, con marito e moglie che si ritrovano per la prima volta dopo il prologo in una stanzetta d’albergo: il sogno si modifica, assume dimensioni più ridotte (non più il successo sportivo, ma la realizzazione piccolo borghese), però in compenso diventa comune a entrambi; è solo allora che lei può pronunciare con sollievo la frase del titolo italiano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta