Regia di Robert Wise vedi scheda film
Scorrono i titoli di testa sopra le gambe dei pugili che saltellano sul ring, la vista dei loro volti ci viene risparmiata, meglio così perché sarebbero sicuramente pesti e vedere il sangue, anche se in uno splendido bianco e nero, fa sempre un certo effetto. Poco a poco quelle gambe rallentano i loro movimenti finché uno dei due pugili...
Permettetemi la frase retorica: non ci sono più i film di una volta! Altro che “Adriana, Adriana”. ‘The set up’ (la montatura?) è uno tra i film più riusciti di Robert Wise (‘lassù qualcuno mi ama’, ‘gli invasati’, ‘west side story’, etc.) ed è anche uno dei migliori film sul pugilato. Raccontarlo è un piacere...ma prima di arrivare alla fine sarete avvisati. Scorrono i titoli di testa sopra le gambe dei pugili che saltellano sul ring, la vista dei loro volti ci viene risparmiata, meglio così perché sarebbero sicuramente pesti e vedere il sangue, anche se in uno splendido bianco e nero, fa sempre un certo effetto. Poco a poco quelle gambe rallentano i loro movimenti finché uno dei due pugili cade a terra. Sono le 21, sta per iniziare l'incontro di Boxe, alle 22 e 30 il film finirà (il tempo che trascorre nella storia coincide con quello reale). Facciamo la conoscenza degli spettatori: c'è il non vedente con l'amico che gli descrive l'incontro, il ciccione che mangia e beve, gli innamorati che si baciano, le donne sadiche - più di tanti uomini - che alla visione del sangue si esaltano. Bill Stoker, un intenso Robert Ryan, tarda a presentarsi negli spogliatoi...d'altronde non è neanche l'incontro più importante della serata. Il suo manager è stato corrotto dal boss del posto che vuole vederlo ‘andare al tappeto’ alla seconda ripresa e ciò è talmente probabile che tralascia di dirglielo e così si tiene tutti i soldi ricevuti. La cinepresa inquadra la strada, poi uno squallido albergo e dalla finestra entra nella stanza dove Stoker riposa prima dell’incontro. Lui e la moglie (Audrey Totter) non conducono una bella vita, lei è stanca di vederlo prendere botte, ha paura che muoia, a 35 anni un pugile è finito... così quando Stoker si reca allo stadio della boxe la moglie preferisce gironzolare per la città e ad un cavalcavia pensa addirittura di farla finita. I pugili che hanno combattuto tornano malconci negli spogliatoi, il nostro si fa forza, deve vincere perché ha bisogno di soldi ma l'altro è molto più giovane...sale sul ring, non vede la moglie tra il pubblico e la cosa non lo mette certo di buon umore. Comincia l'incontro, se le danno di santa ragione per tre riprese e all'inizio della quarta il manager è costretto a dirgli che l'incontro è truccato e che deve ‘andare al tappeto’ ma lui non ci sta, sente che può vincere, che è l'incontro della sua vita..ATTENZIONE STO PER RACCONTARE LA FINE..il pubblico grida - uccidilo, uccidilo - e Stoker, con tutta la rabbia che ha in corpo, sferra un potente destro e mette K.O. il giovane avversario. Il boss, non contento di perdere soldi e faccia, aspetta Stoker all'uscita e dopo un breve inseguimento, con l'aiuto di tre sgherri, tra i quali il pugile appena battuto, lo punisce duramente… ed anche se il regista - pudicamente - dirige la cinepresa verso l'ombra di un'orchestrina jazz che suona lì vicino, sentiamo dolore, come se succedesse a noi. Malconcio si trascina in albergo, alla moglie che l'aspettava preparando una minestra , dice: - stasera ho vinto - e lei gli risponde - stasera ho vinto anch'io! vedendo la sua mano destra maciullata.
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