Regia di Robert Wise vedi scheda film
Gran bel film sulla boxe questo di Wise, il quale gira una pellicola relativamente breve e compatta, anche in senso temporale, e che non fa una grinza in tutto la sua durata. Viene infatti raccontata solo la sera di un incontro, ma questo basta al regista di dipingere il microcosmo del pugilato americano e della vita del povero protagonista. L'immagine che ne esce è impietosa. La corruzione regna sovrana, al punto che lo stesso impresario del pugile accetta mazzette perché il suo assistito vada al tappeto. E' però troppo vile per dirlglielo, forse perché si rende ben conto di quanto sia una carognata. E' anche troppo vile per affrontare le conseguenze di aver offeso il boss degli incontri truccati, e se la dà a gambe lasciando il poveretto da solo ad affrontare i suoi sgherri. Anche l'immagine del pubblico degli incontri lascia molto a desiderare: una folla cinica e sadica, che vuole solo provare emozioni a buon mercato, vedere violenza, e vincere alle scommesse clandestine. Se ne frega dei poveri pugili che si ammazzano di botte. A questo proposito la dice lunga la scena del protagonista che vince l'incontro con la gente che si alza e se ne va via subito senza nemmeno applaudire, perché tanto il "divertimento" è già finito. Gli stessi combattimenti sono presentati come dei giochi al massacro, o come uno spettacolo di inutile violenza e crudeltà. In questo scenario che fa a dir poco rabbrividire, l'unico elemento positovo è l'amore tra il povero pugile e sua moglie, che è anche l'unica isola e via di fuga dall'inferno della boxe. E' un film molto pessimista ma non cinico, perché il male viene presentato quasi con dolore e senza indifferenza o qualunquismo, e soprattutto perché c'è un'alternativa di bene e di amore. Robert Wise è certamente un regista da riscoprire.
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