Regia di Wim Wenders vedi scheda film
E' cinema che ha davvero poco da dire, e quel poco lo dice male. Ripiegato tragicamente su se stesso, vittima d'un'astrazione intellettualistica troppo attenta al Come, Wenders dimentica il Cosa, il Quando e il Perchè. Confeziona così un'opera d'una freddezza annichilente, confusa e pasticciata, vacua e scritta male. Si salva la fotografia? bene, ma il Cinema è davvero un'altra cosa. Certa critica non manca comunque d'idolatrarlo dogmaticamente (memorabile a tal proposito l'esaltazione delle grazie subacquee della McDowell ad opera d'un Mereghetti voyeur improvvisato..). Una discreta dose di retorica circa la deriva violenta e spersonalizzante tipica dell'Era dei teleobiettivi e dei 'circuiti chiusi' completa il tutto. E poi, spiegatemi, da quando Bill Pullman è un attore credibile? Non ci siamo proprio, e, duole dirlo, ma non è la prima volta che Wenders impone al mondo la propria laccata, pedante, miope visione di ciò che (per lui) è cinema. Uno sproloquio compiaciuto, davvero indigesto.
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