Regia di Henry Hathaway vedi scheda film
Per il drammaturgo cieco Philip Hannon, il mondo circostante vive sotto forma di ricostruzione letteraria, basata sulla memoria. Alla mancanza della vista egli sopperisce con una ferrea volontà indagatrice, capace di trasformare gli accenti più fugaci e meno percettibili in pietre miliari della sua strenua ricerca della verità. La pista che porta alla soluzione del giallo si fa, così, passo dopo passo, sempre più tangibile; eppure, per i noi vedenti, l'uscita non pare avvicinarsi. E' solo nella mente del protagonista – una sorta di archivio contenente una riedizione codificata degli eventi – che il quadro, poco a poco, si completa. Le forme ed i colori sono una superficiale fantasmagoria che distrae dalla sottile trama di causa ed effetto di cui è intessuta la realtà, e che è paragonabile allo scheletro logico di una sceneggiatura. Ogni racconto in fondo, non è che un arcipelago di indizi salienti, un insieme di tante piccole terre emerse nell'oceano dei fatti. Il vero narratore è colui che riconosce al tatto le sporgenze del disegno, e sa trascriverne il tracciato, come chi legge e scrive nell'alfabeto Braille.
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