Regia di Fatih Akin vedi scheda film
Film per stomaci forti (si inizia con il protagonista che sega un cadavere) lontano anni luce dai film cui siamo abituati, ovvero i thriller americani dove
al massimo c'è una sfida psicologica tra detective e killer; Impressionante la recitazione e la bravura di Jonas Dassler nei panni del mostro. L'ambiente sociale è talmente degradato che ci chiediamo qual è il senso: cosa spinge Fritz all'omicidio? Non c’è scavo psicologico che spieghi le sue pulsioni.
Ma poi è lecito parlare di "mostro" quando intorno a lui c’è solo violenza e disperazione?
Akin non concede nulla all'immaginazione, documenta un'epoca , anzi un quartiere e neppure tutto: l'azione si svolge tutta tra la casa di Fritz e il sordido "Guanto d'oro", il localaccio che dà il titolo al libro da cui il film trae spunto.
Tutta la fauna umana che vi si muove è corrotta ,alienata e alienante ai nostri occhi di spettatori abituati ai film americani e alla psicanalisi da quattro soldi. Un pugno in faccia al perbenismo e al nostro politically correct. Notevole.
Anche la prima scena dunque, acquista un senso: è vero che Fritz sega un cadavere ma deve prima farsi forza a suon di bevute. Il film finisce com’era iniziato: in medias res,
non c’è un racconto strutturato con un finale catartico, l’azione s’interrompe sulla folla che guarda il palazzo bruciato, in un continuum alienante degno di Beckett.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta