Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film
Gli effetti speciali sono sconcertanti, i colpi di scena si sprecano e il mutato ruolo di Ripley è una grande pensata.
Quello della scienza sfruttata per bieco tornaconto economico è un argomento che i primi tre capitoli del ciclo Alien avevano toccato, ma è col quarto che guadagna il centro della scena mediante l'espediente della clonazione umana. É approfondito sin dai primi minuti, col clone di Ripley (un'agguerrita Sigourney Weaver, ora madre del mostro nel vero senso della parola e da esso morbosamente attratta) sventrato per estrarvi la creatura, ma giunge all'acme quando i superstiti (assortiti similarmente alla compagine del terzo film) scoprono una stanza della nave stellare in cui sono stipati altri corpi clonati: è lì che appare lampante che giocare con la vita (e coi limiti della natura) è sempre letale. L'autore del copione Joss Whedon, che in futuro avrebbe scritto e diretto The Avengers, opera una sintesi di tutte le componenti delle pellicole antecedenti – femminismo, militarismo e, in primis, bioetica – e il regista francese Jean-Pierre Jeunet fa lo stesso in termini stilistici, mescendo con dedizione la martellante ansia del capofila col forsennato dinamismo di Scontro finale. Alcuni personaggi sono lievemente caricaturali, ma gli effetti speciali sconcertano (la fuga subacquea, le corolle di gusci, l'utero della regina, l'alieno umanoide), i colpi di scena si sprecano (Winona Ryder non è chi finge di essere) e il mutato ruolo di Ripley è una grande pensata.
Adatta colonna sonora di John Frizzell.
♥ Film OTTIMO (8) — Bollino ROSSO (vietato ai minori di 14 anni)
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