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Sympathy for the Devil

Regia di Guillaume de Fontenay vedi scheda film

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La recensione su Sympathy for the Devil

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

La vicenda professionale ed umana che ha contraddistinto l'attività del tenace giornalista francese Paul Marchand, impegnato in prima linea a documentare le terribili e sanguinose fasi dell'assedio di Sarajevo nel 1992, in piena guerra di Bosnia, sta al centro dell'esordio nel lungometraggio narrativo di Guillaume de Fontenay.

Una città circondata dai serbi, dopo sette mesi di assedio, e gli abitanti in essa intrappolati e considerati alla stregua di ostaggi, vittime di attentati da parte di cecchini perennemente appostati.

Sigaro perennemente tra le labbra, indignato contro un certo stile di documentazione da parte di colleghi anche illustri di canali come CNN che tendono ad autoesaltare il proprio ruolo a scapito di chi costituisce la vera vittima innocente di un conflitto fratricida pazzesco, la figura di Marchand è resa con accalorata partecipazione da un bravissimo e maturo Niels Schneider che, svestiti i panni del biondone riccioluto e sexy in cui le sue gradevoli fattezze lo destinarono più volte lungo la sua già lunga carriera di attore proveniente dalla moda, ci offre qui probabilmente la sua più convincente interpretazione.

A bordo della sua scassata ma efficiente Ford Sierra bianca con la scritta in cartone indicante "press", coadiuvato da un valente collaboratore fotografo (Vincent Rottiers) e dalla sveglia traduttrice locale (la bella Ella Rumpf), Marchand arriverà a domandarsi fino a che punto, addentro a quella immane tragedia e massacro, è oggettivamente lecito documentare, e dove invece è bene intervenire lasciando da parte la fredda imparzialità giornalistica.

Il film è dinamico ed efficace a rappresentare gli orrori dello scontro, e la vicenda concitata, ma anche funzionale a stimolare gli interrogativi morali che la storia lascia trapelare con lucidità e schiettezza. 

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