Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Ormai Pupi Avati sembra poter fare (e pare piacergli, pure) il regista di matrimoni. Gli riesce ormai soltanto di organizzare grandiose feste di matrimonio, come occasione per far scoppiare piccoli e grandi conflitti tra i tanti invitati alla festa, che poi si trasforma in tutt'altra cosa, spesso più somigliante a un dramma. E il fatto che ad Avati riesca mettere in piedi queste grandi feste di matrimonio non significa che poi ne sappia trarre un bel film. Basti vedere questa scempiaggine con Abatantuono protagonista che proprio non si sa cosa c'entri con tutto il resto. Ma non vi è un solo personaggio azzeccato e un solo interprete che sembri al suo posto. Il bravo Dario Cantarelli, quando non recita in un film di Nanni Moretti, sembra un pesce fuor d'acqua. Inés Sastre è bella, ma il suo personaggio, specialmente da un certo momento in poi, diventa qualcosa di indefinibile e non si capisce più se sia pazza oppure se si ribelli, giustamente, a un matrimonio combinato e d'interesse. Il difetto, ovviamente, è nel manico, forse ancor prima che nella sceneggiatura, nella concezione di un film come questo, più vecchio del diciannovesimo secolo che Avati smania di far scomparire prima del tempo. Mamma mia, quanto siamo lontani dal "Matrimonio" di Altman!
Un film come questo è meglio non farlo.
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