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Il testimone dello sposo

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Il testimone dello sposo

di Furetto60
6 stelle

Melodramma intenso e delicato, girato dal maestro Avati.

l 31 dicembre 1899, Angelo,dopo aver trascorso quindici anni in America,torna  nel piccolo paese natio in Emilia,pare,dopo aver fatto fortuna,perchè Edgardo, il figlio del suo ex datore di lavoro,lo ha scelto  come testimone delle sue imminenti nozze,Viene dunque  presentato a Francesca,la sposa, che mentre gli stringe la mano,ha un leggero mancamento.Nella grande casa, intanto,fervono i preparativi,tuttavia la futura sposa,non è contenta, si prepara a convolare a nozze, con uomo volgare e gretto,solo per assecondare  la famiglia che navigando in cattive acque, considera il matrimonio d'interesse con il ricco Edgardo, l'unica ancora di salvezza alla loro disperata situazione economica.Si preparano le damigelle e i chierichetti,vengono allestite le stanze per gli sposi, presentati i regali,ma Francesca dopo l'incontro con Angelo è rimasta folgorata,il classico colpo di fulmine, peraltro anche Angelo, sembra ricambiare gli stessi sentimenti.Frattanto Edgardo intuendo tutto,per salvare il suo matrimonio, compie una spericolata e abbietta manovra,ritrova una vecchia fiamma di Angelo, che ormai è finita "sul marciapiede"e gliela fa incontrare,affichè distolga il suo interesse dalla sua reticente "fidanzata"

Arriva il giorno fissato e, sull'altare, Francesca dopo aver detto il fatidico si, scappa via, il matrimonio non si consuma, si restituiscono i regali agli invitati. Anni dopo, Angelo torna al paese, dove Francesca fa la maestra,si ritrovano e possono cosi coronare il loro sogno d'amore.

Pupi Avati che tra poco compirà ottant'anni, girò questo melodramma a lieto fine, con il suo solito stile sommesso e garbato,

Un'intelligente riflessione sul paradosso tra le aspirazioni di modernità, che caratterizzavano l'inizio del Novecento,che avrebbe dovuto perlomeno negli auspici, essere foriero  di rinnovamento e contrario a tradizioni e consuetudini arcaiche,che ancora zavorravano i costumi sociali, costringendo le giovani donne a sposarsi senza amore,confondendolo con il rispetto, la rassegnazione, il dovere, l'abitudine,come ricordato nella didascalia iniziale.

La fotografia di Pasquale Rachini,è elegante e raffinata ,anche negli esterni,in cornici scenograficamente riprodotte con gusto delicato e una grande attenzione ai dettagli,gli interpreti,ben diretti dal mestro, assolvono splendidamente al loro compito,"in primis" Diego Abatantuono, tornato con Avati, dopo "Regalo di Natale"e dismessi definitivamente i panni e la parlata ormai logora del "terrunciello"qui si esprime, con una recitazione altrettanto misurata.La sposa è Inès Sastre,bella e intensa,anche gli altri attori sono adeguati.

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