Regia di Christian De Sica vedi scheda film
"Allora ci attavoliamo così? Simpatici contro antipatici". Già un titolo che nasce da una battuta del mediocre Yuppies dei Vanzina, non fa presagire grandi cose. Christian De Sica riprende la dicotomia già lanciata nel più riuscito "Ricky e Barabba" e la ripropone con qualche accorgimento in un circolo sportivo della Roma bene, dove il cafonesco si fonde col finto intellettuale e l'ostentazione della ricchezza prende a schiaffi chi dei soldi deve farne necessariamente a meno. Fa quasi tenerezza l'occhio fanciullesco del regista, che fotografa la realtà romana come farebbe un bambino: i buoni sono simpatici, i cattivi sono antipatici. Poco spazio viene lasciato all'approfondimento dei personaggi: gli stronzi sono sempre stronzi e le vittime degli stronzi non lo sono per niente. Questi avranno la loro ricompensa, mentre gli altri no. Cosa si salva? L'exploit di malignità coatta della cena alla Parolaccia, in cui il bravo Funari gode quando i suoi ospiti sono messi alla berlina dai camerieri, e il sirtaki di Alessandro Haber, che, come un giullare medievale, deve sollazzare i più facoltosi per avere il suo compenso: un'operazione alla prostata, mica cotica. Molto tenera la confessione di Riccardo Garrone, che viene scoperto a frequentare la propria cameriera filippina pur di avere un po' di compagnia, una persona con cui condividere una vecchiaia di solitudine. Sono scene interessanti, crudeli le prime, delicata e malinconica la terza, ma non rialzano le sorti di un film che non si può definire riuscito. Soprattutto a fronte di un finale in Polinesia che raggela il sangue.
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