Regia di Chris Mul vedi scheda film
Opera prima di un inglese particolarmente attratto dall'occulto in tutte le sue possibili declinazioni. Dopo un primo tempo di preparazione, Astral persegue un percorso da omnibus dell'horror mettendo in campo demoni, uomini ombra e pure la possessione demoniaca. Raffinato, privo di ridondanti effetti speciali, dotato di un innegabile fascino.
Alex (Frank Dillane), sconvolto dalla recente rivelazione paterna sul suicidio della madre quando ancora era in tenera età, rimane affascinato da un corso universitario sulla plausibilità di dimensioni ulteriori alle tre conosciute. In particolare, è coinvolto dal fatto che la proiezione astrale -assieme alla meditazione e a stati di coscienza alterati da sostanze psicotrope- possa essere un mezzo per accedere a livelli trascendentali di conoscenza, che contempla anche contatti con i defunti. Trascurando le attenzioni di Alyssa (Vanessa Grasse), studentessa segretamente innamorata, Alex approfondisce l'argomento. Consultando testi, siti internet e con il supporto di un docente scolastico, arriva a perfezionare la tecnica di proiezione astrale, registrando su webcam un esperimento notturno eseguito con un pendolo, mosso dal suo doppio eterico. Ma qualcosa, con il passare del tempo, suggerisce che entità malefiche abbiano sfruttato l'esperimento di Alex, attraversando un varco tra diverse dimensioni. Shadow men (uomini ombra) e una inquietante figura con il volto di ariete, ossessionano Alex e chi lo circonda, sino a quando una scrittrice di testi occulti suggerisce di compiere un ulteriore viaggio astrale, per avere accesso al nome del demone a capo di tutto, Amaymon, e tentare così un esorcismo.
"La prima cosa da fare è trovare un posto comodo. Stare sdraiato sulla schiena e riposare gli occhi. Se senti il bisogno di spostarli, ignoralo. Concentrati sul tuo respiro. Inganna il cervello come che il corpo stesse sognando: questo attiva la paralisi del corpo, uno stato di transizione tra veglia e sonno. Quando succede questo, puoi separarti dal tuo corpo fisico paralizzato. Concentrati sulle parole: sono in totale pace, connesso a tutto ciò che esiste. Ho il potere di viaggiare dove voglio andare. Sarò protetto mentalmente, fisicamente e spiritualmente." (Alex, durante il primo tentativo di OOBE, acronimo di Out Of Body Experience)
L'inglese Chris Mul, dopo avere realizzato alcuni cortometraggi e diretto il pilot della serie TV Two line terror, decide di tentare la via del lungometraggio, puntando su un omnibus del paranormale che però, dal secondo tempo in poi, sprofonda decisamente nel genere horror. Girato in parte all'Università di Londra, presenta un taglio serioso e professionale, con una prima parte quasi didattica e indispensabile per poi calare -gradualmente- il protagonista in un clima di angosciante timore. La spiegazione di una realtà impercettibile alla mente umana, collocata in una dimensione che va oltre alle tre conosciute (ben descritta con il paragone tra lumaca, cane e uomo), è ormai universalmente accettata. Partire dunque da un presupposto realistico, anche se ancora non provato scientificamente, contribuisce a donare un fascino particolare al film, avvalorato dalla intelligente scelta di bandire effetti speciali plateali, in favore di un più suggestivo clima di psicologica deriva verso la sostanziale possibilità di un mondo tangente -e normalmente invisibile- paranormale (dall'etimologia del termine, appunto, che passa a fianco, esiste pur non essendo riconosciuto, della norma). Non molto bene accolto al botteghino, in realtà Astral riesce -grazie anche all'ottimo interprete (un turbato Frank Dillane)- a fare un'ottima sintesi tra umane e insolubili domande circa la perdita di persone care e la morte, e intrattenimento da brivido, forte di una seconda parte immersa totalmente nel soprannaturale (con esposizione di planchette, possessione, demonologia, corpi astrali, ombre indecifrabili in arrivo da un aldilà inconoscibile). È da segnalare anche la raffinata composizione dei titoli di testa, girati in bianco e nero con sovrapposizione di quadri medievali tra i quali spicca L'incubo di Johann Heinrich Füssli, poi riproposto più avanti nel film durante la consultazione di un testo misterico.
"Un misterioso brivido coglie il non matematico quando sente parlare di entità 'quadridimensionali': una sensazione non dissimile da quella risvegliata dall'apparizione di uno spettro sul palcoscenico. Tuttavia non esiste affermazione più banale di quella che il mondo in cui viviamo è un continuo spazio-temporale a quattro dimensioni." (Albert Einstein)
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