Regia di Giacomo Gentilomo vedi scheda film
Due dottori vengono uccisi in circostanze simili. Entrambi lavorano nella clinica in cui si trova uno scrittore di gialli che ha già raccontato in un libro quegli omicidi. Non può essere certo una coincidenza…
Cortocircuito è una pellicola realizzata in tempi di guerra – siamo nel 1943 – eppure difficilmente lo si potrebbe intuire dalla semplice visione. Perché il giallo/commedia diretto dal giovane, ma già sufficientemente esperto Giacomo Gentilomo, dispone di ottimo ritmo, validi meccanisimi narrativi, discreta originalità e anche, cosa da non sottovalutare, di un budget assolutamente consono. Addirittura per la sceneggiatura sono stati chiamati a raccolta in quattro: oltre al regista troviamo Ezio D’Errico, Ernesto Grassi e il 28enne Mario Monicelli, quotato come scrittore ma ancora ben lontano dai successi dietro la macchina da presa; questa abbondanza di penne già dimostra le possibilità di una pellicola realizzata in tempi durante i quali scarseggiava tutto, a partire proprio dalla pellicola, e saggiamente i produttori miravano ad accontentare il pubblico con operine striminzite nella forma e quanto più popolari possibili nei contenuti. Certo, non ci troviamo di fronte a un film di estrema complessità, ma Cortocircuito si lascia seguire volentieri e offre un’ora e mezza di intrattenimento assolutamente godibile, vuoi anche per le presenze sulla scena, fra gli altri, di Vivi Gioi, Enzo Biliotti, Umberto Melnati, Lauro Gazzolo, Guglielmo Barnabò, Bianca Doria e Guido Notari, quasi tutti nomi dall’ottimo curriculum in teatro. 4,5/10.
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