Regia di Louis Morneau vedi scheda film
Lungo una strada del Texas, un criminale alle prese con una partita ci chip rubati, si ritrova ignaro protagonista di un reboot temporaneo, in cui ogni volta viene scritto un finale diverso che lascia loro rimpiangere come realmente siano andate le cose...
?I viaggi nel tempo hanno da sempre avuto un richiamo irresistibile in libreria quanto in sala e da anni i produttori cinematografici si cimentano in proprie rielaborazioni, più o meno famose, più o meno ispirate.
Titoli iconografici come The Source, Déjà vu - Corsa contro il tempo, produzioni nostrane come la memorabile Non ci resta che piangeredi certo hanno avuto il pregio di vezzeggiare il pubblico in sala con trame e risvolti imprevedibili nel voler forzare il corso delle cose (il panta rei...) ma nessuno quanto Retroactive e riuscito a mostrare quanto un presente scritto e vissuto sia meglio di un passato in continuo "assestamento". In Edge of Tomorrow, Tom Cruise riavvolge il tempo perché consapevole(come?) che alla fine il futuro diverrà il presente cercato, peccando di superbia e mostrando come il perbenismo dell’happy ending sia d'obbligo, oggi, ma Belushi... Belushi no.
La pellicola diretta da Louis Morneau pur essendo o potendosi classificare a B-Movie ha lezioni da impartire e vecchi e nuovi continenti, non solo per l'aspetto filo/psicologico ma per il montaggio serrato, la naturalità con cui si da il benservito agli indesiderati, I colpetti di scena, pepati e, appunto, imprevisti.
Sul fronte psicologico asfalta stile rullo-compressore quelle sentenze da bar sul passato che non ritorna mai, ma che vorremmo perché migliore o poiché in grado di farci scegliere diversamente, quella particella latente di incertezza che non ci fa mai essere sicuri di una scelta in quanto potendo tornare indietro, avremmo sempre una scappatoia all'attuale presente{si badi il riferimento non è alle alternative correnti ma il pensare che quanto scelto sia in partenza potenzialmente errato e si debba cambiarlo in atto)...
Il cast e' variopinto ma sbilanciato: tutto ruota sulla figura di Belushi a cui i comprimari si rivolgono tanto a parole quanto a pallottole ma non avrebbe di certo potuto sviscerarsi in modo diverso la storia perché il pivot dei reboot temporanei è il modo in cui lui affronta le nuove situazioni, ignaro del processo di riavvio operato dell'agente.
Un film godibile e di gran lunga più profondo di quanto, una visione disinvolta e disimpegnata, possono lasciare intendere.
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