Regia di Roger Michell vedi scheda film
Melodramma intenso. Tema attuale. Eccellenti gli interpreti
Lily, la grandissima Susan Sarandon, gravemente malata di SLA ha deciso, d’intesa col coniuge, di praticare un suicidio assistito, aiutata proprio dal marito medico; l'uomo ha preparato una mistura di farmaci, atti a darle una fine indolore, onde evitare l’aberrazione di finire i suoi giorni attaccata a dei tubi per poter respirare e senza la possibilità di muovere autonomamente nemmeno un ciglio. Lily riunisce tutti i membri della sua famiglia, per congedarsi con dignità e conferire ai suoi cari l’estremo saluto. Arrivano i figli, la più grande Jennifer alias Kate Winslet, con il marito Michael alias Rainn Wilson e il nipote quindicenne Jonathan, oltre alla figlia minore Anna, la più instabile, ha provato a togliersi la vita qualche anno prima, insieme alla sua compagna Chris e infine Elisabeth da sempre amica di famiglia. Durante questo fatidico fine settimana, non sono rose e fiori, tra animate discussioni, dispetti e ripicche, riaffiorano antichi rancori e infine arriva come un fulmine a ciel sereno,una rivelazione assolutamente inattesa. Melodramma dal taglio decisamente teatrale, denso e intenso, il cui limite sta forse nella sua costruzione, non del tutto spontanea. Il tema è quanto mai attuale. Il dibattito sulla liceità dell’eutanasia, occupa da anni membri autorevoli del mondo scientifico, politico, religioso. Le variegate posizioni e la difficoltà di risoluzione, ne rispecchiano la natura profondamente problematica. Dunque il film, remake di un prodotto cinematografico danese “Silent Heart “del 2014, naviga in acque sicure, soprattutto perché si affida ad interpreti d’eccezione, su tutti: Susan Sarandon e Kate Winslet. L’argomento solleva un vespaio di opinioni, chi è a favore e chi invece contro, C’è il cattolico oltranzista ,che non vuole sentire ragioni, ritiene che la vita sia nelle mani di Dio, e quindi solo lui può toglierla; peraltro il nostro attuale ordinamento giudiziario, vieta il ricorso all'eutanasia, considerata illegale e anche l’istigazione al suicidio è un reato penale, ogni medico ha l'obbligo di preservare ad ogni costo, la vita umana; poi c’è chi è per l’autodeterminazione, per cui ognuno dovrebbe essere padrone del proprio destino e del proprio corpo; infine il possibilista, che rifiuta l'accanimento terapeutico ed è favorevole all’ eutanasia ma solo in casi limite, come “ex trema ratio”, quando atroci sofferenze, minano a tal punto la qualità dell'esistenza da rendere inevitabile la sua concessione; si pensi a tal proposito ai casi di Eluana Englaro e al D.J. Fabo. Nel 2011, il politico e giornalista Lucio Magri depresso per la scomparsa della moglie si recò a bellinzona in Svizzera, dove gli fu praticato il suicidio assistito. So che aveva 79 anni ma era in buone condizioni di salute, se si fosse fatto seguire da un neurologo, forse oggi sarebbe ancora vivo. Insomma la questione è spinosa e controversa, il dibattito è aperto.
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