Regia di Enrico Lando vedi scheda film
Michele, aitante meccanico sulla cinquantina, è un uomo superficiale ed egocentrico, nonché sostanzialmente razzista. Un viaggio di lavoro a Budapest lo costringerà a cambiare radicalmente le sue opinioni.
È la prima avventura ‘in solitaria’ per Aldo Baglio, nel senso che per la prima volta l’attore non è affiancato sul set dagli storici compagni Giovanni (Poretti) e Giacomo (Storti): Scappo a casa ha quantomeno un elemento di curiosità in più della media; per il resto però l’opera fatica a distaccarsi dagli standard della commedia nostrana di questi anni, fra luoghi comuni (il protagonista è più una macchietta che un personaggio a tutto tondo), ricerca di riferimenti (sempre piuttosto blandi) all’universo dei social, palesi strizzatine d’occhio al politically correct e, a questo punto pare ovvio, un lieto fine accomodante, per quanto non del tutto spiegabile sul versante della logica. La metamorfosi del ‘bruto’ in brava persona, metamorfosi morale, etica e qui perfino estetica, è un punto fermo di innumerevoli canovacci cinematografici; in questo caso non si spinge granchè oltre la sceneggiatura firmata dallo stesso Baglio insieme a Valerio Bariletti e Morgan Bertacca, il primo sceneggiatore di fiducia del trio AG&G e il secondo regista delle loro ultime tre prove sul grande schermo. Fra gli interpreti, oltre al citato protagonista: Angela Finocchiaro, Jacky Ido, Giovanni Esposito, Fatou N’Diaye, Rocco Barbaro, Hassani Shapi. Quinta regia per Enrico Lando, quinta commedia, ma un passo avanti rispetto ai precedenti lavori (e non è difficile, considerando che ha esordito al cinema e in tv come regista de I soliti idioti). 3/10.
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