Regia di Alan Byron vedi scheda film
Documentario sui Beatles prima della celebrità.
Tra il 1957 e il 1962 cinque amici adolescenti di Liverpool diedero vita, con la complicità di qualche musicista occasionalmente aggiunto, al sogno di qualsiasi band amatoriale: la scalata verso il successo. Prima di conquistare il loro primo contratto discografico con la Emi, i Beatles passarono per vari cambi di formazione, varie sale prove e perfino vari nomi; infine raggiunsero la stabilità con l’ingresso, oltre ai ben noti John, Paul e George, di un bassista che presto mollerà il gruppo (Stuart Sutcliffe) e del batterista Pete Best: ha così inizio una gavetta tosta e inarrestabile che porterà i quattro (Sutcliffe nel frattempo se ne sarà andato) alla mitica audizione con George Martin da cui giungerà la richiesta di cambiare batterista. In sostanza, la storia di questo film si ferma all’ingresso di Ringo Starr nella band, che peraltro coincide con l’inizio della scalata dal successo locale a quello planetario. Il vero protagonista di Made in Liverpool (Made in Merseyside nella versione originale, ma per il pubblico italiano ha più senso il riferimento a Liverpool) è pertanto Pete Best, che viene a lungo intervistato su quell’epoca ormai lontana e prossima alla mitologia; fra spezzoni di materiale d’archivio e immagini dei Fab 4 dal vivo, c’è posto per una carrellata di interviste che coinvolgono amici e conoscenti dei Beatles che ebbero un ruolo al loro fianco in quel periodo: Len Garry, Colin Hanton (musicisti), Rod Murray (amico personale di John), Freda Kelly (segretaria) e anche l’immancabile e come sempre preziosissimo Bill Harry, giornalista e probabilmente massimo esperto mondiale della scena di Liverpool di quegli anni, avendola d’altronde vissuta in prima linea. 80 minuti scorrevoli prodotti dalla BBC: nulla di eccezionale, ma tutto ben fatto. 6/10.
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