Regia di Fabio Resinaro vedi scheda film
Il tentativo, non certo originale ma sempre in linea con i tempi, è mischiare storia di formazione e film di costume. Gli esempi al cinema sono molteplici, penso ad Impiegati, sempre con Barbareschi allora giovanisimo, ad Il prezzo di Holliwood, per restare in ambiente, passando per Il diavolo veste prada, Training day, l'Avvocato del diavolo e tanti, tanti, tanti altri. Si va dai blockbuster ai film di serie B, con un comune denominatore, vale a dire l'anima ingenua e imberbe che incontra metistofele all'inizio del cammin verso la vita adulta: a volte vince il bene, a volte il male, mentre il pareggio non è consentito.
Veniamo a Dolceroma, anzi non ci veniamo proprio, meglio rimanere dove stiamo. Perché la pellicola estremizza i caratteri del genere trasformandoli in macchiette sempre sopra le righe, anche il processo di dannazione dell'innocente è troppo estremo. Difetta la parte di denuncia del sistema, che è appena abbozzata e circoscritta ai soliti stereotipi, senza graffiare. Il cast poi è un'accozzaglia di comparsate che non riesce mai a farsi amalgama. E' un peccato perché di risorse in campo ne sono state messe eccome, ma è davvero tutto troppo o troppo poco e il risultato, oltre ad essere alla lunga stucchevole, non avvince e pecca di credibilità. Ma forse, ripensandoci, può essere questo lo scopo, dimostrare proprio con l'uscita di questo film che, grazie agli agganci giusti, qualunque cosa può essere distribuita in sala. Non ci credo molto, ma sarebbe il vero colpo di genio.
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