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Non succede, ma se succede...

Regia di Jonathan Levine vedi scheda film

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La recensione su Non succede, ma se succede...

di YellowBastard
6 stelle

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Sorvolando (nuovamente) sulle storture del titolo italiano che non rispecchia affatto quello originale (Long Shot, che si può intendere come "tentativo audace" ma anche in modo molto più provocatorio e attinente a quanto succede poi nella pellicola) e che tenta invece di riallacciarsi a un famoso spot nostrano della Vodafone in modo che questi faccia incongruamente da volano per il film, la nuova pellicola diretta da Jonathan Levine, con la collaborazione alla sceneggiatura di Dan Sterling (tra gli autori di South Park) e di Liz Hannah (autrice dello script di The Post), vede anche il ritorno del sodale Serth Rogen nel ruolo di protagonista insiema a Charlize Theron (anche produttrice del film con lo stesso Rogen in coppia con l'immancabile Goldberg ) in quella che potrebbe sembrare una sorta di Pretty Woman al contrario, con i classici mondi opposti che si scontrano ma nel quale questa volta, segno dei tempi che stiamo vivendo e figlio dell'emancipazione femminile anche nella politica americana, non è affato il personaggio (per l'appunto) femminile quello più debole e nel quale il dislivello tra i due protagonisti non è più semplicemente quello economico quanto piuttosto quello sociale, di reputazione personale e dell'immagine, sociale e mediatica, vero e proprio "mostro" dei nostri tempi.

 

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Il film tenta di mescolare la commedia romantica, adattandone comunque la struttura tipica, con quella politicamente scorretta (vero "braccio armato" del Clan che fa capo a Rogen) mascherato però da dramma politico, che tanto funziona di questi tempi in America (vedi anche la figura del presidente USA interpretato da Bob Odenkirk che ironizza proprio sulla cosa), trattando quindi anche diversi temi inusuali per il genere tanto che, nonostante non inventi niente di nuovo e aderisca perfettamente a tutte le regole del canone, soprattutto quelle riscritte dallo stesso Rogen, si avverta comunque la difficoltà nel conservarne lo spunto principale, l'idea alla base della storia, con la necessità narrativa di costruzione dello stesso, spesso dispersivo e/o involontariamente ripetitivo, per eventi ma anche per situazioni e personaggi, e seppur tenti di costruire dinamiche nuove e più interessanti del solito (il mantenere la propria integrità o accettare invece certi compromessi pur di affermarsi, l'ipocrisia del giornalismo e dei media in generale, la disparità tra i generi nell'ambiente di lavoro o gli standard imposti dalla società alle persone sia in ambito professionale che nel privato, nelle relazioni di coppia) il tutto rimane solo a un livello superficiale, depotenziato esclusivamente a terreno per battute, situazioni divertenti e/o volgari o che possano strappare, se non un pensiero, almeno un sorriso.

Può succedere di divertirsi...certo, ma senza esagerare troppo (e senza offendere nessuno).

 

In pratica non si osa più del dovuto e ci si accontenta semplicemente di raggiungere i propri obiettivi.

Un pò poco per una pellicola che si compiace del suo politicamente scorretta ma che si preoccupa (e si vede) di non esserlo però troppo. 

Che anche il ribelle Seth con il successo (e i soldi) si sia imborghesito un pò?

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