Regia di Jonathan Levine vedi scheda film
Non succede... ma è successo: che la bella e statuaria ex baby sitter Charlotte Field, che fece innamorare ai tempi il dodicenne e già molto nerd Fred Flarsky, si infatui di costui, sfigato se ce n'è uno, proprio ora che la donna riveste il ruolo della donna in carriera per eccellenza, mentre lui, brillante ma sfortunato giornalista vittima delle sue stesse intuizioni da scoop, la reincontra per caso proponendosi con successo come autore dei discorsi pubblici della donna.
Che, nel frattempo, è divenuta nel niente meno che Segretario di Stato Usa e pure probabile primo e prossimo Presidente Usa donna, a coronamento di quel progetto di sogno americano pronto a realizzarsi che negli Usa è ormai una fede conclamata, se non proprio un dogma. Quale chimica leghi due esseri cosi eterogenei, sia fisicamente che caratterialmente, costituisce un incognita degna di appartenere ai misteri cruciali dell'Universo, ma sta di fatto che, pur osteggiati in modo anche imbarazzante a livello personale, o sotto forma di una invadenza multimediale dai risvolti virali tragicomici, la coppia regge assai bene, impegnata a girare il mondo al seguito degli impegni ufficiali della donna, protesa a portare avanti, tra l'altro, una campagna ecologista che la vedrà osteggiata dal suo stesso creatore e mentore, ovvero il corrotto, infantile, frivolo e capriccioso Presidente Usa uscente.
Per la regia spesso brillante e spigliata di Jonathan Levine, un esperto di commedie indiavolate, ed a volte pure autore con sprazzi di efficace e malizioso piglio narrativo che ricorda, qui in particolare, lo stile sfrontato e disarmante dei Farrelly dei tempi di Tutti pazzi per Mary, Long Shot (titolo che si riferisce comicamente all'imbarazzante ma esilarante episodio di pratica sessual-masturbatoria che diviene scientemente appannaggio della rete globale, nonché il fulcro della vicenda che non è bene rivelare qui ulteriormente, da noi completamente assorbito da un titolo italiano davvero orribile ed insulso) si trasforma poco per volta in una commedia sempre in bilico tra comicità a grana spessa, se non proprio greve, e quel politically correct cammuffato per il suo esatto contrario.
Di fatto il film ha momenti esilaranti che funzionano bene, e si giova di due protagonisti superlativi: Charlize Theron, statuaria più che mai, ma capace di ridicolizzarsi e umanizzarsi anche restando un'icona di perfezione, ed un Seth Rogen pungente e masochista come appare nelle migliori produzioni cameratesche made in Apatow o James Franco. Di non meno valore appare la prova della simpaticissima attrice comica June Diane Raphael, nei panni della efficientissima e gelosissima "segretaria della Segretaria", profondamente segnata nell'orgoglio dal subentro in squadra dello sbrindellato giornalista nerd destinato a conquistare pure il cuore della divina futura Presidentessa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta