Regia di J.D. Dillard vedi scheda film
The Shape [mirmeleontide tritoniguaniforme] in the Water.
Kiersey Clemons (“Transparent”, “Easy”, “AnteBellum”) regge praticamente su di sé l’intero film (senza contare il rullo dei titoli di coda, la durata effettiva è di un’ora e un quarto, e per tre quarti d’ora è un one woman show), un horror (diretto - dopo “Sleight”, poco prima o poco dopo un episodio di “the Outsider” e prima di “Devotion” - da J.D. Dillard e da lui scritto con Alex Hyner ed Alex Theurer: risultano interessanti anche i vicoli ciechi, ad esempio l'insistenza sul flacone di flufenazina, che se all'inizio può instillare dei dubbi sulla capacità di discernimento dei precedenti occupanti dell'isola, verso la fine il suo eventuale utilizzo come arma di difesa viene castrato e sabotato dagli abissi affioranti) tanto sui generis [per l’inizio in medias res così come per l’unità di luogo - un piccolo atollo corallino (dei quasi 850, fra isole ed isolotti, che costituiscono la melanesiana Repubblica delle Fiji) di qualche ettaro interamente ricoperto da una foresta di palme da cocco e da un fitto e ricco sottobosco – e (quasi) di unico…
…personaggio (completano il cast Emory Cohen e Hanna Mangan-Lawrence) in campo] quanto classico che nella prima metà non manca di una costruzione d’atmosfera rimarcabile e di un terzetto di scene memorabili [mi riferisco all’ottima realizzazione della prima notte temporalesca, con l’ottundente e percussivo/pervasivo RUMORE dell’incessante pioggia sferzante, alla prima comparsa del mostro, illuminato dalla ricaduta di un bengala rosso di segnalazione allo spegnersi delle ultime 15.000 candele...
...pirotecniche combuste, con la parallela/conseguente entrata in scena di musiche, scritte da Charles Scott, fattesi carpenteriane per l’occasione, e la stessa protagonista che in una circostanza si salva trasformandosi in una larva di tricottero utilizzando come guscio il tronco - schiantato dal tempo e scavato da mandibole xilofaghe - di una Cocos nocifera), che non “concede concessioni” all’empatia verso la fiera “addomesticabile” e che si risolve in un corpo a corpo encomiabile non solo per le buone intenzioni m’anche, in parte, per la resa tecnica finale, a tratti e tutto sommato non male.
Detto questo: nulla di che, niente di nuovo [fotografia molto valida di Stefan Duscio (sodale di Leigh Whannell per “UpGrade” e “the Invisible Man”), che regge le varie dualità estreme - giorno/notte, piena luce/penombra - portate al limite dall’ambientazione, montaggio consono di Gina Hirsch e produzione BlumHouse], e nel complesso prevalentemente gradevole (più che con "Lost" il "giusto" paragone potrebbe essere una via di mezzo fra «"Cast Away" incontra "Creature of the Black (& Blue) Lagoon"» e l'isola dei suricati di "Life of Pi").
The Shape [mirmeleontide tritoniguaniforme] in the Water.
* * * (¼) - 6.25
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