Regia di Jocelyn DeBoer, Dawn Luebbe vedi scheda film
Jill e Lisa sono due amiche sulla quarantina che vivono di apparenza, superficialità e soprattutto competizione reciproca. Quando Jill regala a Lisa sua figlia, però, la competizione si inasprisce e la trasformazione in cane di Julian, l’altro figlio di Jill, peggiora ulteriormente le cose.
Un pizzico di camp à la John Waters, una spruzzata di Lynch, una spolverata di Solondz e, a farla da padrone, una tonnellata di demenziale puro all’americana, di quello da sbracato college movie: se non fosse per l’ingrediente principale (…), la ricetta di Greener grass potrebbe risultare davvero avvincente. Il film è l’esordio registico nel lungometraggio per le due protagoniste, Jocelyn DeBoer e Dawn Luebbe, che sono anche produttrici e sceneggiatrici del lavoro: un’opera a quattro mani e in effetti si nota, poiché se nella prima parte la protagonista sembra la Luebbe, nella seconda prende il sopravvento nella trama il personaggio della DeBoer. Al netto di una comicità non particolarmente sofisticata e di una struttura narrativa fragilissima, da webserie (la storia sembra sostanzialmente una sequela di sketch incollati alla meno peggio fra loro), in Greener grass si possono comunque ritrovare alcuni elementi di nonsense e di surreale assolutamente azzeccati, come la trasformazione del bambino in cane o il taglio dei capelli ritratto come un’operazione chirurgica. Presentato al Sundance del 2019, il film ha ottenuto una discreta accoglienza in vari festival mondiali, inclusi due premi (fotografia, effettivamente curata in maniera particolare: di Lowell A. Meyer; e sceneggiatura) ad Atlanta. 3,5/10.
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