Regia di Michele Soavi vedi scheda film
La struttura è quella di qualunque slasher (da Halloween a Venerdì 13, passando per Natale di sangue e Nightmare): maniaco mascherato che fa a fettine gruppo di malcapitati (rigorosamente uno più scemo dell'altro). Una premessa talmente scontata che i preamboli vengono ridotti all'osso (mentre nei riferimenti di cui sopra, spesso arrivavano a mangiarsi più di metà film), giusto per avere un inquadramento generale dei personaggi prima che abbia inizio la mattanza. Soavi sa di avere evidentemente a che fare con un soggetto trito e ritrito, e adotta una serie di accorgimenti: in primis, l'ambientazione nel teatro è estremamente suggestiva, contribuisce in modo marcato ad alimentare la tensione, e la bella colonna sonora di Mainetti e compagnia (in pieno stile anni '80) vi si sposa perfettamente. Però ciò che funziona davvero in questo film, è l'economia dell'azione: gli omicidi sono ottimamente cadenzati (né tanto radi da far annoiare, né tanto frequenti da risultare stucchevoli), lo splatter è presente in giuste dosi, i jump scare sono pochi e funzionali. Ma in generale è un film serratissimo, con un'intelligente fotografia che gioca sui contrasti creati fra la fluorescenza della scenografia dello spettacolo e gli angoli bui del dietro le quinte, con un assassino una volta tanto davvero inquietante (a partire dal costume), che intrattiene senza pretendere di essere nulla più di un eccellente film di genere (che per i tempi che corrono significa moltissimo).
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