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Deliria

Regia di Michele Soavi vedi scheda film

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La recensione su Deliria

di cheftony
4 stelle

Porco mondo! La apro, la porta...e andatevene a casa! Tutti quanti! E mandiamo pure a monte lo spettacolo! Dite, da quanto tempo non lavorate, eh? Lauren? Brett? E voi, Sybil e Danny? E anche tu, Alice. Avete accettato questo lavoro a percentuale perché eravate tutti nella merda. Voi non siete dei divi, come non lo sono io! Ma ora abbiamo una grande occasione: avremo un teatro strapieno e forse riusciremo a tenere il cartellone per mesi. Lo sapete anche voi che la gente prova una curiosità morbosa per certi fatti. Faranno la fila al botteghino per venire a vedere uno spettacolo dove viene uccisa una delle attrici da un maniaco proprio com'è accaduto nella realtà durante le prove. Non lo capite questo?”

 

Teatro di posa americano, tempo di prove in tarda serata sotto la direzione del regista Peter (David Brandon); Alice (Barbara Cupisti), una delle giovani attricette, si sloga una caviglia e, insieme ad una costumista, ha la brillante pensata di andare a farsela visitare di corsa dal dottore più vicino, poco importa se in un manicomio criminale. Incidentalmente quella sera stessa evade dal manicomio un pericoloso squartatore, Irving Wallace, che comincia a scatenarsi facendo fuori la costumista appena fuori l'ingresso del teatro, proprio mentre le due ragazze vi facevano ritorno per proseguire le prove.

La polizia interviene e lascia una pattuglia di guardia. Nel frattempo, Peter decide di anticipare lo spettacolo per cavalcare l'ondata di clamore e costringe tutti a continuare a provare durante la notte. In un modo o nell'altro la compagnia teatrale riesce a rinchiudersi nell'edificio, lasciando campo libero ad un Wallace che uccide chiunque col volto nascosto dietro un mascherone da barbagianni...

 

Dietro all'esordio da caporegista di Michele Soavi si celano due nomi, qui nei ruoli di sceneggiatore e produttore: parliamo rispettivamente di Luigi Montefiori (alias George Eastman, alias Lew Cooper) e di Aristide Massaccesi (alias Joe D'Amato), istituzioni nostrane dell'horror di serie B e profeti della prolificità, spesso a discapito della qualità del risultato finale.

Deliria”, girato nello stesso anno di “Opera” (altro slasher ambientato nel mondo del teatro), è un film che, debitore della lezione argentiana degli anni '70 e di “Halloween”, ha tutte le carte in regola per essere uno dei tanti prodotti immondi di genere della Filmirage, una inutile copia-carbone senza idee: la sceneggiatura di Montefiori è robetta, gli attori sono tutti modesti mestieranti del cinema di genere, il budget tende al ribasso, il doppiaggio è penalizzante e le musiche di Simon Boswell (pure giovane curatore della colonna sonora di “Phenomena” due anni prima) sono invadenti, chiassosamente glam-metal, di cattivo gusto.

Assurto troppo generosamente alla condizione di film di culto, “Deliria” è tenuto in piedi dalle invenzioni registiche, dalle soggettive e dall'ottimo gusto orrorifico (seppure alquanto kitsch in certi frangenti) del trentenne Soavi, adesso mestamente finito a girare film televisivi ma regista dalla tecnica invidiabile. Fra steadycam e guizzi grandguignoleschi, “Deliria” prende brio nella parte centrale con un Soavi ispiratissimo nelle scene di omicidi, aiutato da un ritmo forsennato, dall'ambientazione claustrofobica e dalla fotografia. Sul finale va spengendosi, dando più l'impressione di essere il piccolo miracolo di un giovane regista ritrovatosi ad esordire in condizioni poco più che dilettantesche che quella di essere un film sostanzialmente ed oggettivamente pregevole.

Alcune scene (la pantomima inscenata dall'assassino con i cadaveri come feticci è l'esempio eccelso) contribuiscono ad elevare la pellicola dal rango di filmuccio di bassa lega, ma al contempo suggeriscono che avrebbe potuto essere qualcosa di più. E invece, nonostante i rimarchevoli sforzi di Soavi, non è granché. ** e ½

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