Regia di Lulu Wang vedi scheda film
Arriva in Italia il film rivelazione che ha sorpreso tutti in America The Farewell - Una bugia buona.
Presentato al Sundance Film Festival a inizio anno ha piano piano conquistato tutti incassando 20 milioni di dollari negli Usa e facendo vincere alla protagonista, la rapper Awkwafina, il Golden Globe come migliore attrice.
Il film, che trae spunto dall'esperienza vera della regista Lulu Wang raccontata in un programma radiofonico dal titolo "What you don't know", non è una bugia buona. E' la somma di tante bugie buone che si dipanano nei 98 minuti della pellicola.
E' un film sulla famiglia, sulle tradizioni culturali che si stanno estinguendo e che ci stanno cambiando.
Il film si apre con una telefonata tra una nipote Billi e la sua nonna Nai Nai, una telefonata ponte che unisce New York e la Cina.
Una telefonata che è già di per se una bugia buona. La nipote che cerca di tranquillizzare la nonna dai luoghi comuni della tentacolare metropoli americana e la nonna che cerca di tranquillizzare la nipote facendole credere di essere a casa anzichè in ospedale per una Tac di controllo.
Perchè purtroppo sarà un tumore il motivo che unirà una famiglia cinese che si è dispersa tra gli Stati Uniti e il Giappone e che non si vede da 25 anni.
La matriarca ha pochi mesi di vita e i figli seguendo un vecchio adagio cinese "Non si muore di cancro, ma di paura" decidono di non dire nulla alla mamma.
Anzi organizzano un matrimonio a sorpresa tra il nipote Hao Hao e la sua spaesata fidanzata giapponese come scusa per rivedersi insieme un'ultima volta.
Tutto questo innesca un meccanismo a cascata di bugie buone. Nai Nai per esempio ne aveva detta una simile al marito morente, Billi confessa solo alla nonna di non aver vinto la borsa di studio all'università. Ma la bugia più grossa ce la dice la stessa regista con il sotto finale prima dei titoli di coda.
Il film diventa l'occasione per raccontare una certa Cina e sopratutto una comunità cinese contaminata dalla migrazione.
Figli e Nipoti che non si riconoscono con una certa mentalità (negli Usa la bugia buona è illegale), che hanno difficoltà a comunicare in mandarino.
Lula Wang racconta la storia della sua vita tramite frammenti di lei e della sua famiglia.
Nella narrazione si avverte la sua cultura da cinema indie americano.
La sceneggiatura è secca e scarna e la stessa regia non trasmette quel trasporto emotivo che una storia come questa merita.
Non dico di scadere nel retorico e nel ricattattorio ma in un film con queste tematiche mi aspetto di piangere a dirotto da un momento all'altro.
Non dico NemicheAmiche ma necessito tanto di Voglia di Tenerezza.
Detto questo The Farewell si regge sopratutto sulle interpretazioni delle due protagoniste femminili:Awkwafina e Zhao Shuzen.
Da una parte Billi nipote introversa che tende ad implodere come la sua conformazione fisica secca e ingobbita come una albero bonsai contorto pronta però ad esplodere in un gesto liberatorio finale insegnatole dalla nonna, dall'altra Nai Nai una nonna che ricorda molto le nostre matriarche dell'italia del Sud. Autoritarie ma protettive, deboli ma che non si sottomettono comunque a nessuno.
Vado in controtendenza ma ritengo The Farewell un'occasione mancata, film discreto ma decisamente sopravalutato.
Peccato.
Voto 6
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