Regia di Alice Waddington vedi scheda film
Peccato non poter fare spoiler, perché è soprattutto l’epilogo (o meglio, lo svelamento finale) a decretare quanto “Paradise Hills” sia derivativo e già visto. Non che il resto brilli di originalità: siamo dalle parti del cinema young adult che andava di moda dieci anni fa, tra umori alla “Hunger Games” e “Twilight” ma irrimediabilmente virati a un rosa spento e sbiadito. Il senso è sempre, più o meno, lo stesso: la lotta per l’affermazione di sé stessi e della propria personalità, sempre contrapposta a uno status quo distopico e opprimente, a un potere onnipresente e oppressivo, alla maligna e soffocante autorità. Che qui è riassunta nel personaggio di Milla Jovovich, in evidente vacanza premio. Peccato però, perché nonostante l’olezzo di déjà vù “Paradise Hills” ci ha illuso di poter trovare una propria cifra stilistica. Le scenografie sono seducenti e il generale decòr fantasy talmente gonfiato e lussureggiante da catturare quantomeno un’iniziale attenzione e scostarsi dai modelli. Ma più ancora della sceneggiatura, sono le performance attoriali ad affossare il film: il cast maschile è improponibile ed Emma Roberts ha l’espressività di una sedia a dondolo. Un’operazione fallimentare quindi, ma se si rispetta il divieto ai maggiori di 14 anni può funzionare.
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