Trama
La giovane Uma si risveglia da sola in un posto all'apparenza paradisiaco. Scopre presto di trovarsi a Paradise Hills, un misterioso collegio che riforma le ragazze ribelli. Dietro la bella facciata si nasconde però un sinistro segreto.
Approfondimento
PARADISE HILLS: COME DIVENIRE UNA DONNA PERFETTA
Diretto da Alice Waddington e sceneggiato da Nacho Vigalondo e Brian DeLeeuw (a partire da un'idea originale della stessa regista e Sofia Cuenca), Paradise Hills racconta la storia di Uma, una giovane donna che su un'isola remota si risveglia a Paradise Hills, una struttura in cui le famiglie di alta classe mandano le loro figlie per farle migliorare e divenire una versione perfetta di loro stesse. La struttura è gestita dalla misteriosa Duchessa e gli argomenti insegnati vertono su questioni di etichetta, dizione, trattamenti estetici, ginnastica e diete ristrette. In pratica, si insegna tutto ciò che ha a che fare con il fisico e con le carenze emotive nell'arco ristretto di due mesi. Uma, particolarmente schietta, trova conforto in altre ospiti della struttura e, in particolar modo, in Chloe, Yu e Amarna (una popstar messicana). Ben presto, però, Uma capisce come dietro alla bellezza del posto vi sia in realtà qualcosa di sinistro e segreto. Ha così una frenetica corsa contro il tempo che vedrà Uma e le sue amiche cercare di fuggire da Paradise Hills prima che sia troppo tardi.
Con la direzione della fotografia di Josu Inchaustegui, le scenografie di Laia Colet, i costumi di Alberto Varcarcel e le musiche di Lucas Vidal, Paradise Hills è stato così presentato dalla regista: "Nel 2015 ho iniziato a lavorare quasi per esorcismo personale a quello che sarebbe divenuto il soggetto di Paradise Hills. Ho immaginato un lungometraggio narrativo che, partendo dagli spunti lanciati dal mio corto Disco Inferno, presentasse una storia gotica ma al tempo stesso futuristica basata sulle paure femminili universali (solitudine, rifiuto sociale e controllo quasi ossessivo) e ambientata nel nostro mondo, da qui a qualche decennio di distanza. Volevo offrire alle donne e alle ragazza una fiaba divertente che si presentava come una mela avvelenata, piena di quelle prelibatezze visive e narrative che da adolescente mi avevano affascinati: fantasia, elementi da manga anni Novanta, fantascienza e drammi in costume. Volevo che fosse una storia per giovani ragazze che osano vivere in un mondo eccentrico - reale o di fantasia - e che trovano le giuste motivazioni per esercitare il loro potere. Le ragazze di Paradise Hills sono emarginate perché si rifiutano di adattarsi alle regole sociali. Alcune non desiderano un matrimonio combinato. Altre desiderano la libertà di amare chi vogliono o di pensarla diversamente dalla massa. Altre ancora vogliono un corpo che non risponda ai canoni estetici imposti dalla società. Seppur all'inizio non si piacciano, finiscono per legarsi perché riconoscono l'una nell'altra la voglia di non conformarsi e l'etichetta di "donna distrutta da riparare" a loro affibbiata. Le protagoniste in certo senso erano già "recluse" ancora prima di mettere piede nella struttura".
"Per me Paradise Hills - ha aggiunto la Waddington - rappresenta una capsula del tempo in grado di preservare la mia innocenza grazie a una visione emotiva del mondo non contaminata dal cinismo dell'età adulta. Come una giovane donna che sta crescendo, il film è luminoso, imperfetto, pericoloso e pieno di meraviglie. La cosa più complicata è stata evitare di ricadere nel già detto o nel banale. Non volevo che il film fosse una predica ma desideravo che rendesse omaggio all'idealismo di La fuga di Logan , al retrofuturismo folk della serie Il prigioniero e al coraggio delle donne dei racconti fantastici di Guillermo del Toro in grado di cambiare il corso dei loro destini. Ne è venuto fuori un thriller poco convenzionale grazie a cui ognuno può divertirsi trovando un proprio punto di vista e un ricordo cinematografico a cui appellarsi, grazie a scenografie, costumi e colori, che richiamo le mie passioni, da Picnic ad Hanging Rock a My Fair Lady".
Ha infine concluso: "Paradise Hills è davvero un film sullo sfruttamento del corpo femminile, passato e contemporaneo, per scopi che non sono attinenti alla felicità delle donne. Quando ero ragazzina e scoprivo il mio orientamento sentimentale, ho pensato che sarei arrivata a un'improvvisa realizzazione e che avrei appreso a pieno la mia identità, che avrei visto ogni pezzo andare magicamente al suo posto. Oggi so che i nostri destini sono qualcosa in continuo divenire e che come ogni viaggio verso il futuro non possono essere determinati a priori. A livello personale, il film mi ha permesso di fare i conti con una figura narcisistica nella mia vita e con un passato di vittima da bullismo psicologico al liceo".
Il cast
A dirigere Paradise Hills è Alice Waddington, regista e sceneggiatrice spagnola. Nata a Bilbao nel 1990, ha studiato Pubblicità all'Università pubblica basca e già all'età di 16 anni è divenuta l'assistente del direttore della fotografia Quique Lopez. La passione per la fotografia e la moda l'ha portata a… Vedi tutto
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Commenti (3) vedi tutti
Pastrocchiato racconto di emancipazione femminile, in salsa horror/sci-fi, che getta alle ortiche qualche interessante idea visuale e le interpretazioni di un cast di giovani attrici tutto sommato in gamba, rivelandosi inconcludente e poco audace. Dimenticabile.
commento di Fanny SallyQuale agghiacciante segreto nasconde la lussuosa clinica/collegio? Cosa accade di notte mentre le ragazze dormono?
leggi la recensione completa di LIBERTADIPAROLA75Di una cosa sono certo, Emma Roberts è la degna figlia del padre Erick, colleziona FILM PENOSI Film penoso.
commento di interista75