Regia di Dan Gilroy vedi scheda film
La maledizione di un pittore, scoperto post mortem, coinvolge l'ambiente altolocato di speculatori trafficanti d'arte. Un film manieristico ed elitario, diretto da un "autore" evidentemente super egocentrico e narcisista. Noioso e privo di trama, nonostante una regia inutilmente (ac)curata.
Nel dorato ed esclusivo mondo dell'arte su tela casualmente entra in scena Vetril Dease, un pittore morto in miseria dopo una vita di stenti, i cui quadri vengono scoperti accidentalmente da Josephina (Zawe Ashton), all'interno di un appartamento dopo la morte del proprietario. Con il supporto del critico -e amante- Morf (Jake Gyllenhaal), i lavori di Dease diventano velocemente di alto prestigio e, quindi, economicamente significativi. Le opere hanno un fascino sinistro per lo stile e per i soggetti ritratti e presto chi tenta di farne commercio a fini meramente affaristici, in un modo o nell'altro ne paga le conseguenze con la vita.
Una regia strepitosa si presenta sin dai "pittoreschi" titoli di testa ma pochi minuti dopo l'inizio contrasta con la sceneggiatura inconcludente, fatta di dialoghi veloci (e impossibili, nel peggior american's style). La storia appare inoltre estremamente prolissa, verbosamente (e umanamente) falsa, nonché priva di momenti significativamente interessanti. Già l'elitario mondo in cui si muovono i protagonisti (le cui macchine di minor valore superano i centomila dollari) rendono distante il realismo del racconto, orientato a virare troppo tardi (e male) nel mondo del soprannaturale. Un pittore maledetto, di cui non è mai dato vedere il volto, è causa di una maledizione. Tre righe per un film che supera i centodieci minuti. Un tour de force sinceramente insostenibile per i nervi dello spettatore, messo qui di fronte ad un narcisistico esercizio di stile. Attori e maestranze tecniche sono di altissimo livello ma sprecati dalla vanità (o megalomania) di Dan Gilroy, qui abile solo a confezionare bene un prodotto vuoto, senza contenuto. Velvet Buzzsaw, oltreché brutto titolo, è anche un peggiore (e monotono) film, fine a se stesso e deleterio per il cinema vero, quello più prosaico forse ma sinceramente spettacolare e di gradevole visione. È stato distribuito in anteprima mondiale su Netflix, tradotto (bene) anche in italiano.
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