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Il ragazzo che catturò il vento

Regia di Chiwetel Ejiofor vedi scheda film

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La recensione su Il ragazzo che catturò il vento

di supadany
6 stelle

«Ovunque ti troverai nel mondo, vai a scuola».

È incredibile quante soluzioni abbiamo a portata di mano per risolvere problemi apparentemente insormontabili, senza che si riesca in alcun modo a inquadrarle. Tralasciando l’illuminazione estemporanea, per arrivarci serve disporre di spirito di osservazione e di conoscenze adeguate. A ogni modo, niente arriva per caso e la conquista costa sudore, soprattutto quando le questioni sono radicate nel tempo. In casi del genere, come accade in Il ragazzo che catturò il vento, il cambiamento di rotta non può che sgorgare dalle nuove generazioni. Mentre i padri non hanno fatto altro che lavorare come muli e soffrire la fame sperando che il buon Dio gliela mandi buona, i figli aggiungono uno sguardo mancante, fungendo a tutti gli effetti da nuova speranza.

In una sperduta località del Malawi, Trywell (Chiwetel Ejiofor) e sua moglie Annie (Lily Banda) crescono Agnes (Aïssa Maïga) e William (Maxwell Simba), auspicando per loro un futuro diverso, lontano da una terra arida di opportunità. Così, mandano il giovane William a scuola ma quando la stagione del raccolto presenta risultati pessimi, sono costretti a ritirarlo, impossibilitati di pagare la retta. Nonostante tutto, William non si perde d’animo e, grazie alle nozioni apprese per sua iniziativa, scova una soluzione che permetterebbe di ottenere l’acqua necessaria per contrastare l’annosa siccità. L’ostacolo più grande da superare risiede nel convincere suo padre, restio a modificare una secolare forma mentis, della bontà della sua proposta.

 

Maxwell Simba

Il ragazzo che catturò il vento (2019): Maxwell Simba

 

In uno spezzone de Il sale della terra di Wim Wenders, il fotografo Sebastião Salgado mostrava come fosse possibile portare la vita nelle zone desertiche dell’Africa, rigenerando così la natura per produrre i viveri di prima necessità e sfamare popolazioni stremate.

Per il suo esordio alla regia, Chiwetel Ejiofor (12 anni schiavo) affronta la questione della carestia ispirandosi a una storia vera, quella del giovane William che, grazie a doti naturali e a un’innata fame di conoscenza, individua un intervento attuabile per modificare il destino della sua gente.

Il neo regista, che giustamente non rinuncia al ruolo di attore tenendo per sé il ruolo di Trywell, con cui trasmette l’indurimento dettato da una vita di sacrifici raramente ripagati, sforna una confezione levigata, contenente un discreto numero di elementi, esponendoli con un impegno sincero. In prima istanza, affronta un accidentato racconto di formazione, con un confronto aspro - per quanto ricolmo d’amore - tra padre e figlio, sottolineando ripetutamente quanto sia determinante studiare, come l’apprendimento offra soluzioni oltre le teorie della carta stampata, tali da scardinare chiusure mentali dettate non dalla cattiveria bensì da una mancata conoscenza.

Il tema è universalmente valido, anche per rinfrescare la memoria a chi ha tutto e ha smesso di guardare avanti concentrando le forze su indifferenza e accidia, e arricchito dalla protesta civile, da uno sguardo su una realtà fatta di lacrime e sangue, dove la povertà annienta le aspettative e la crescita è un terreno minato, tra una democrazia paragonata alla magnolia («muore in fretta») e la stretta dipendenza dalle bizze meteorologiche che, in mancanza di contromisure all’altezza, determinano la sopravvivenza.

 

Maxwell Simba, Chiwetel Ejiofor

Il ragazzo che catturò il vento (2019): Maxwell Simba, Chiwetel Ejiofor

 

Così, Il ragazzo che catturò il vento affronta il singolo individuo, il complicato ruolo della famiglia e un sistema sociale perennemente alla mercé del fato, con un racconto che va per le lunghe, senza riuscire a tenere sempre compatti i ranghi per colpa di alcuni eccessi nel tratteggio, garantendo al contempo un facilitato accesso ai messaggi contenuti (è impossibile non capire). Quest’ultimo aspetto è particolarmente esplicitato nella fase di chiusura, che scardina le difese dell’emotività, ricordando come nelle nuove generazioni risieda un tesoro, spesso nascosto e talvolta ostacolato con testardaggine, quindi da ricercare e promuovere al fine di favorirne una rigenerante emersione.

Scolastico nella disposizione ma ricco di appunti e spunti consoni a una riflessione quanto mai indispensabile.          

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