Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Polanski... Che devo dire. Questo è il suo colpo di coda finale. Già che avesse avuto abbastanza problemi durante la sua carriera.
''BRAVO! BRAVO LE PEDOPHILE!''
''Bravo pedofilo!''
Questo è quello che ha urlato l'attrice e femminista Adèle Haenel dopo aver lasciato la sala dei ambiti Premi Cesar poichè ha saputo che il pedofilo e misogino regista Roman Polanski aveva vinto l'ambito premio della giuria per questo porcaio revisionista che peraltro non dava giustizia al suo autore originale, che era Emile Zolà. Polanski è un molestatore di ragazze e attrici, e tutti lo sanno, ma il fatto che questo maiale debba continuare a realizzare il film a me sembra una cavolata.
Cito un articolo da Wired che spiega meglio la situazione:
''Come saprete, Polasnki è accusato di violenza sessuale nei confronti della minorenne Samantha Geimer. Il fatto risale al 1977, quando il regista viveva a Los Angeles, e la ragazza, aspirante attrice, aveva solo 13 anni. All’epoca, accusato di stupro, sodomia, uso di droghe, e non solo, Polanski fu arrestato, scontò 42 giorni di prigione e fu rilasciato in anticipo in attesa della fine del processo. Convinto di poter ottenere la libertà condizionata, quando capì che l’accordo non si sarebbe mai trovato, lasciò gli Usa – nei quali non può tornare altrimenti verrebbe arrestato – e fuggì proprio in Francia dove vive da allora. Negli anni Samantha Geimer ha più volte chiesto di smettere di strumentalizzare il fatto, di aver superato la vicenda, e ha affermato che né lei né la sua famiglia hanno mai voluto che Polanski finisse in prigione “Il giudice agì in maniera inappropriata e immorale, e di sicuro non per premura nei miei confronti o per senso di giustizia. Era previsto che Roman avesse la libertà condizionata, né io né la mia famiglia volevamo vederlo in galera. Le persone si possono redimere, non è il caso di farle pagare a vita”, ha dichiarato di recente.
Per molti, però, un regista sul quale pende una vicenda del genere non dovrebbe continuare a essere celebrato, e per questa ragione molti sono scesi in piazza contro le nomination a Polanski. Come conseguenza la direzione dell’Académie des arts et techniques du cinéma, l’organismo che assegna i Premi César aveva annunciato le proprie dimissioni collettive, motivate in una lettera in cui – come ha tradotto Cinematografo – si leggeva: “Per onorare coloro che hanno fatto cinema nel 2019, per ritrovare la serenità e rendere una festa del cinema una celebrazione, il consiglio di amministrazione ha preso la decisione unanime di dimettersi. Queste dimissioni collettive consentiranno il completo rinnovo della gestione”. Poi si è arrivati alla cerimonia di premiazione e al momento in cui è stata annunciata la vittoria di Roman Polanski (non presente alla cerimonia) come miglior regista, l’attrice Adèle Haenel, seguita da parecchie colleghe, ha lasciato la sala al grido di “Vergogna” e per le scale del teatro ha incalzato: “Viva il pedofilo, che bravo al pedofilo”.
Una palese manifestazione di disappunto, una scelta coraggiosa e importante, di anima e corpo, ripresa dai giornali di mezzo mondo e che qui in Italia è stata molto criticata. Se ne sono lette di ogni tipo, da chi ironizzava su chi fosse questa attricetta alla ricerca di gloria, a chi ha sottolineato l’inutilità del gesto a chi ha voluto evidenziare quanto in quel momento stesse ”rosicando in quanto candidata – per il suo ruolo ne Ritratto della giovane in fiamme – non premiata. Insomma una serie di accuse senza senso, un atteggiamento da bulletti, che dice molto dei tempi che viviamo, ma che soprattutto, con ignoranza, non tiene conto della persona a cui certe accuse sono rivolte. Perché Adèle Haenel, oltre a essere una grande attrice che non ha nulla da dimostrare a nessuno, proprio di recente ha raccontato di avere una storia simile a quella di Samantha Geimer. Al sito francese Mediapart l’attrice ha detto di essere stata molestata sessualmente dal regista del suo primo film, Christophe Ruggia.
All’epoca Haenel aveva 12 anni e gli abusi si sono protratti nei tre anni successivi. Ha raccontato di “baci sul collo non voluti” e continui “palpeggianti a seno e cosce” con lei “immobile sul divano”. Sulla base di queste dichiarazioni la la procura di Parigi ha annunciato l’apertura di un’inchiesta preliminare per aggressioni sessuali su persona minore di 15 anni e dal canto suo, prima di parlare di “gogna mediatica” il regista Christophe Ruggia ha smentito oggi ogni forma di abuso, ma ha ammesso di aver “commesso l’errore di averle fatto da pigmalione con tutti i malintesi e gli ostacoli che un tale atteggiamento può comportare”.
E ha in qualche modo chiesto scusa alla donna: “Non avevo compreso che la mia adulazione e le speranze che riponevo in lei potessero apparirle, vista la sua giovane età, in certi momenti dolorose”. Ora che siamo al corrente (ma anche prima, eh) di tutti questi elementi, come possiamo mal giudicare la presa di posizione di Haenel? Se da una parte quel premio a Polanski è sacrosanto perché premia l’artista e non l’uomo, il regista e non il molestatore, per lei – e molte donne come lei – non è che la giustificazione di un sistema corrotto, di una società che troppo spesso nasconde la testa sotto la sabbia e finge di non vedere certi atteggiamenti, o che peggio li accetta, li incorpora, li dà per scontati.
Il premio a Polanski da Haenel non può che essere interpretato come l’assoluzione all’abuso di potere, di uno scenario diffuso in cui un adulto e rispettato regista può disporre a piacimento della giovane attrice inesperta che pende dalle sue labbra. Sempre Haenel, nell’intervista in cui ha raccontato la sua storia ha detto: “Il mostro non esiste. È della nostra società che si sta parlando. Dei nostri padri, amici, fratelli. E finché faremo finta di non vederlo non potremo andare avanti”.
E allora se il cinema nei suoi salotti finge di non vedere, usa l’arte come giustificazione, si dichiara al di sopra di certe questioni, e continua a non voler prendere alcuna posizione politica, ben vengano tutte le contestazioni di questo mondo. Che almeno gli spettatori gli occhi li aprano, un’attrice che urla il proprio disappunto alla volta.''
In poche parole: vedetevi Ritratto della giovane in fiamme, boicottate Polanski. Che tanto la magia che aveva negli anni 60' e 70' ormai non c'è l'ha piu.
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