Regia di Roman Polanski vedi scheda film
L’ufficiale e la spia è il sesto film sul celebre “Affaire Dreyfus,” a partire da quello di Georges Méliès del 1899, e riguarda gli avvenimenti accaduti fra il 1894 ed il 1907. I temi affrontati dal film sono sostanzialmente due, intrecciati fra loro: l’antisemitismo, diffuso in tutta l’Europa, e la giustizia condizionata e travisata da potenti interessi, nel caso specifico il desiderio delle alte sfere militari di mostrare la rapida ed esemplare punizione di un traditore, per di più ebreo, utile politicamente. È stato detto, verosimilmente a ragione, che l’interesse di Polanski per questi temi sia dovuto alle vicende della sua vita privata: questo, comunque, non ha impedito la corretta e veritiera esposizione dei fatti.
In merito agli aspetti formali, la ricostruzione storica è molto accurata (in alcune scene è stata ispirata da stampe e dipinti dell’epoca) senza peccare di compiaciuto calligrafismo. È notevole l’abilità del regista (anche sceneggiatore con Robert Harris) nel mantenere sempre viva l’attenzione su una trama che, basata su analisi di documenti e pazienti indagini, sarebbe potuta risultare piatta e stucchevole. La prevalenza di scene in interni, che conferisce alla narrazione un’atmosfera un po’ claustrofobica può essere interpretata come una metafora dell’oscurità, dell’opacità e delle ambiguità che emergono dall’operato dei servizi segreti: purtroppo non sembra che, dopo un secolo, oggigiorno la situazione dei servizi sia molto diversa.
Un aspetto sicuramente apprezzabile è l’equilibrio con cui sono presentati i personaggi principali: Picquart (ben impersonato da Jean Dujardin), rigoroso e inflessibile nella ricerca della verità, anche se forse contraria a ciò che avrebbe desiderato, ha tuttavia le sue zone d’ombra: è dichiaratamente antisemita e intrattiene una segreta relazione adulterina; inoltre, nonostante la sua fermezza nel sostenere l’innocenza di Dreyfus, probabilmente non sarebbe riuscito nell’intento se non avesse avuto l’appoggio, oltre che di intellettuali come Emile Zola e Marcel Proust, anche di importanti uomini politici, come Clemenceau, oppositori del governo. Dreyfus (interpretato da Louis Garrel) non appare come un eroe, ma come una persona normale, un soldato leale sopraffatto psicologicamente, oltre che fisicamente, dalla tremenda prigionia all’Isola del Diavolo. L’ambiguo Henry (Roberto Stocchi, noto anche come doppiatore) fedele esecutore dei depistaggi orditi dai superiori, suscita quasi un senso di compassione per essere stato un docile strumento dei vertici militari che lo hanno condotto alla fine a morire per una causa ingiusta.
In conclusione il film, pur con qualche lungaggine, anche se non è un capolavoro assoluto è pur sempre un ottimo film che si eleva sulla media dei prodotti contemporanei.
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